La monetazione di Cartagine si è sviluppata relativamente tardi, verso la fine del V° secolo avanti Cristo ed è avvenuta più per la necessità di pagare in Sicilia le milizie mercenarie che per uso locale.

Inizialmente venne battuta moneta in Sicilia, sotto l'autorità di Cartagine o delle città puniche alleate (monete siculo-puniche), imitando spesso le monete delle città greche della Sicilia, in particolare quelle di Siracusa.

Negli ultimi due secoli a. C., le monete di Cartagine ebbero un notevole sviluppo e si distinsero per uno "stile Punico" con il tema ricorrente di una testa di donna con lo sguardo verso sinistra , al diritto, cinta da una corona di grano. L'effigie è quella della dea Tanit (o Demetra o Persefone). Il rovescio presenta spesso un cavallo in varie posizioni (fermo, al passo, che salta) rivolto verso destra. Il cavallo potrebbe essere stato il simbolo della città di Cartagine oppure una rappresentazione di Ba'al, la deità maschile cartaginese. La presenza del cavallo potrebbe anche essere ricondotta alla ben nota leggenda di Didone nella fondazione di Cartagine oppure all'esumazione della testa dell'animale quale presagio favorevole alla fondazione di una città libera e potente, tema siracusano di vittoria.

Un albero di palma, posto generalmente dietro al cavallo, era simbolo di fertilità e serviva anche quale referenza punica presso i Fenici, cioè Cartagine. In tale modo, il simbolo aveva contemporaneamente valore religioso interno alla civiltà punica e valore di segno di riconoscimento tra le comunità. Era perciò un eccellente mezzo di scambio.

Riguardo l'iconografia delle monete, riesce difficile attribuire uno "stile punico s.s." alle immagini prodotte: la figurazione stessa di Tanit ed il cavallo sembrano essere delle semplificazioni dei temi greco-siculi, se non delle modifiche ad esse apportate.


Cartagine: monete d'oro ed elettro con l'immagine di Tanit


A Cartagine, la monetazione d'oro inizia tra il 390-360 a.C. con poche monete, seguendo il modello punico, chiamate "shekel" del peso di 7.6 g.
Per almeno un secolo (350-270 a.C.) vi fu poi una larga produzione di "shekels" d'oro ed elettro con bellissime raffigurazioni della testa di Tanit e, al rovescio, il cavallo in posizione ferma.
Interessanti sono, nello stesso periodo, una varietà di tipi di tetradracme Siculo-Puniche d'argento, alcune con ritratti di eccezionale bellezza.


Tetradramma siculo-punica anepigrafa d'argento della zecca di Cefalonia


Questo stato di cose continuò fino a quando l'influenza di Cartagine nel Mediterraneo fu assai grande: il contenuto in oro diminuì successivamente quando incominciarono le difficoltà politico-finanziarie, un pò prima dell'inizio della prima guerra punica (264-241 a.C.) contro i Romani e dopo la "rivolta libica" o "guerra dei Mercenari" (241-237 a.C.).

Con assai poche eccezioni, cioè le brevi legende di alcune delle monetazioni siculo-puniche, la maggior parte delle monete sono anepigrafe, al punto che talvolta è difficile determinare la località nella quale sono state coniate. Questo si può notare in parecchi tipi di monete di bronzo, che circolavano ovunque ci fosse la presenza cartaginese.

Per tentare un riconoscimento della datazione o della loro attribuzione si usò studiare il tipo di accumulo, le sovrapposizioni, lo stile, il contenuto in metallo prezioso, gli errori di conio (Cartagine usava coni allineati), le contromarche (piccoli segni, simboli, lettere). Lo stile divenne però ingannevole a partire da certi tipi di monete per il gran numero di incisori. Alcune erano coniate da artisti eccezionali; altre, dipendendo dall'abilitą dell'incisore, avevano uno stile estremamente crudo e poco attraente. In mezzo si poteva porre tutta la gamma di artisti via via meno importanti. Siamo quindi in presenza di una grande varietà di monete simili, ma tutt'altro che uguali.
Benchč alcuni progressi siano stati fatti in questi ultimi anni, la datazione di alcuni tipi rimane ancora controversa.

Anche la provenienza dell'oro è un problema ancora dibattuto: grandi quantità arrivarono dall'Africa nera e dalle coste del Marocco: questa seconda provenienza è maggiormente credibile vista l'abilità di navigatori dei popoli fenici; ma non è neppure trascurabile la quantità d'oro importata dalle razzie e dall'occupazione della Spagna e delle colonie greche in Italia.

Controversa è pure l'apparizione a Cartagine delle prime monete di bronzo: secondo alcuni esse sarebbero contemporanee all'apparizione di quelle d'oro all'inizio del IV° sec. a.C.


Monete bronzee della zecca di Cartagine


In definitiva se la monetazione di tipo "siculo-punica", caratterizzata dalla zecca di Cartagine, è abbastanza ben databile per quanto riguarda l'oro e le tetradracme d'argento, ben più difficile è quella per il bronzo dove rimangono molte ipotesi e dubbi. Lo stesso problema riguarda le zecche, che mentre si individua in Cartagine quella per i metalli preziosi, è pił discutibile quella per il bronzo, anche se si tende a credere che Cartagine abbia avuto l'assoluto monopolio monetario. D'altra parte l'esistenza di altre zecche, soprattutto nelle cittą puniche di Gades, Ebusus e, meno importante, Malaca, sono provate, ma solo per una circolazione regionale. Al tempo dell'occupazione cartaginese, furono battute monete anche in Sardegna (320-238 a.C. e nel 216), in Spagna (237-209) e nel Sud dell'Italia (216-203 a.C.). Esse mostrano delle effigi meno curate, o per lo meno diverse da quelle di Cartagine, unica vera zecca della società cartaginese anche per i territori sotto la loro influenza.


Le prime 4 monete puniche, rappresentanti Tanit, provengono dalla Sardegna, la quinta dalle isole tra l'Africa e la Sicilia, la sesta e la settima dalla Sicilia, l'ottava dall'Italia e la nona risente chiaramente l'influenza greca.


L'ultimo secolo dell'esistenza di Cartagine fu dominato dalle guerre puniche con Roma. Le prime due guerre (264-241 e 218-201 a.C.) rappresentarono un grande sforzo per l'economia cartaginese a causa delle spese militari, della perdita dei territori e delle forti idennità da pagare a Roma. Grandi furono le conseguenze dovute a questi due conflitti. La miglior qualità di monete furono esportate durante la Prima e la Seconda Guerra punica con abbassamento progressivo del pregio delle coniazioni, come era solito avvenire a Cartagine quando la fortuna declinava. Il disegno e lo stile era generalmente meno bello di quello delle vecchie monete siculo-puniche.

Lo studio dell'ultima monetazione di Cartagine ha permesso di intravvedere quella che sarebbe stata successivamente la posterità africana delle emissioni puniche. Vanno attribuite ad Utica le emissioni copiate direttamente dagli ultimi trishekels cartaginesi. Queste monete annunciarono, per la loro metrologia ed iconografia, l'intrusione di Roma nei destini dell'Africa.

La coniazione di Cartagine finì con la distruzione della città da parte delle legioni romane alla conclusione della terza guerra punica nel 146 a.C.

Quando il culto di Tanit fu portato a Roma, con Settimio Severo, vi fu l'emissione di un nuovo tipo di moneta in cui si può vedere l'immagine della dea seduta in groppa ad un leone.

Uno dei più riusciti tentativi di studiare la monetazione cartaginese viene dallo sviluppo riguardante la raffigurazione di Tanit sul diritto delle monete. Il modello più recente e maggiormente riuscito ci sembra quello del prof G. Alexandropoulos (v. biblio) che, nel seguente schema lega indissolubilmente la storia di Cartagine alla sua evoluzione monetaria.









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