La storiografia.
Di Alessandro Magno si è scritto molto ed evidentemente, come questo stesso lavoro dimostra, si continua a farlo.
Le fonti alle quali attingere sono moltissime: dai classici e seri studi di Arriano, Plutarco, Diodoro, Quinto Curzio e Giustino alle innumerevoli rielaborazioni del Romanzo di Alessandro, che risale al secondo o terzo secolo d.C. e che fu arbitrariamente attribuito a Callistene, contemporaneo di Alessandro e storico ufficiale della spedizione in Persia.
La fortuna degli scritti riguardanti il grande Macedone è da mettere in relazione anche alle leggende relative alla sua ascesa al cielo, al fascino reale del personaggio e delle sue imprese, oltre che alla sua pretesa divinità.
Le fonti citate, alle quali possiamo far oggi riferimento non sono però contemporanee alle vicende narrate, ma spesso sono frutto della consultazione di opere oggi perdute.
Non possediamo più infatti le opere di Callistene, di Tolomeo Lagide, di Cristobulo, Nearco, Clitraco, Efippo e Onesicrito.
Gli studi sulla storiografia di Alessandro sono molti e richiederebbero una Bibliografia specifica. Per chi volesse approfondire l'argomento suggeriamo di partire dalla pagina dedicata alle fonti reperibile presso il Birkbeck College, University of London, al seguente indirizzo: http://www.bbk.ac.uk/hca/classics/alexsources.htm


La Grecia e il Regno di Macedonia.
Dopo essere riusciti a liberarsi dei Persiani con le battaglie di Platea e di Micale (479 a.C.), i Greci iniziarono una lunga serie di conflitti per l'egemonia, ma non dimenticarono mai l'oltraggio subito da Serse, nè le città greche della Ionia che avevano perduto.
Il tentativo spartano di inserirsi nella contesa tra Artaserse II e Ciro il Minore, nel 400 a.C., si era concluso con la sconfitta di Ciro e con la ritirata dei Greci suoi alleati, sotto la guida di Senofonte che ne narrò il faticoso ritorno nell'Anàbasi ed anche la successiva spedizione di Agesilao (396 a.C.) in Asia Minore si concluse solo due anni più tardi con il rientro nel Peloponneso, dove le altre città stavano muovendo contro Sparta, approfittando dell'assenza del Re.
Le città greche continuarono a combattere per l'egemonia, finchè non si affacciò sulla scena greca Filippo II Re dei Macedoni, che ripropose l'idea di un attacco alla Persia.  

La Macedonia
Definire oggi la Macedonia anche solo dal punto di vista geografico è estremamente difficile e suscita spesso risentimenti e discussioni.
Dal punto di vista onomastico uno stato chiamato Macedonia o Repubblica di Macedonia non esiste. Dalla dissoluzione della Repubblica Federativa di Iugoslavia, non ancora del tutto conclusa, è sorto infatti uno stato indipendente, sul territorio dell' ex Repubblica federativa di Macedonia, ma esso non ha potuto chiamarsi repubblica di Macedonia per l'opposizione, all'ONU, della Grecia. Così è nato uno stato dal nome piuttosto lungo: Repubblica Ex Iugoslava di Macedonia, abbreviato in FYROM (Former Yugoslavian Republic Of Macedonia).
La Macedonia, oltre al proprio territorio, si estende geograficamente nella Grecia settentrionale, in Bulgaria e nella Serbia meridionale ma, allo stesso tempo, accoglie popolazioni greche, bulgare, serbe ed albanesi.
Da un punto di vista strettamente geografico potremo definire il territorio come delimitato a nord dallo spartiacque settentrionale del bacino del Vardar, a Est dalla Catena dei Rodopi, a Sud dal Mar Egeo fino all'altezza del Monte Olimpo e ad Est dal confine etnico e politico (non sempre coincidenti) dell'Albania.
La lingua della FYROM è slava, ma ovviamente ciò dipende dalle invasioni di quei popoli barbari, che si insediarono stabilmente nell'area attorno all' ottavo secolo d.C.
L'attuale situazione della FYROM costituisce un potenziale nucleo di crisi internazionale in cui si inseriscono diversi fattori concomitanti: le rivendicazioni della minoranza albanese di Tetovo, recentemente esplose in forme violente e violentemente represse, l'ostilità della Grecia che rivendica l'unità e la grecità della Macedonia, la possibile autonomia del Montenegro (favorita dalle elezioni del 22 aprile 2001) che rimetterebbe in questione l'appartenenza del Kossovo ad una Iugoslavia costituita dalla Serbia soltanto, e le possibili prese di posizione della Serbia stessa o della Bulgaria.
La Repubblica di Grecia ha riaffermato le proprie rivendicazioni sull'eredità politica e culturale di Alessandro Magno e quindi, indirettamente, su quelle parti della Macedonia che non sono comprese nei suoi confini, con l'emissione di una moneta da 100 dracme, che qui riproduciamo.
Al D/
MEGAS ALEXANDROS / BASULEUS MAKEDONWN e la testa di Alessandro a d. , simile a quella dello statere e del tetradramma di Lisimaco, ma col profilo ispirato alle fattezze dell'Ercole etòforo della monetazione di Alessandro stesso; al R/ ELLHNIKH DHMOKRATIA1992 a s., BERGINA a s., in ex. 100 DRACMES; scudo rotondo col sole di Macedonia.



Le 100 dracme del 1992


Ma ritorniamo, anche per allontanarci da un presente ancora inquietante, all'Evo Antico: nelle contese infraelleniche prendevano il sopravvento ora l'una ora l'altra delle poleis e delle regioni storiche: ma dalla metà del IV sec. cominciò ad assumere sempre maggior importanza il Regno di Macedonia.

I Macedoni, fino ad allora erano sempre stati considerati dai Greci come barbari, anche se le origini di questo popolo sono probabilmente comuni a quelle delle stirpi greche.
Gli Argeadi, la dinastia dei re di Macedonia, vantavano una mitica discendenza da Ercole e avevano sviluppato una notevole attitudine alla guerra, introducendo organici dottrine militari e armamenti del tutto nuovi.
La monarchia stessa aveva un carattere militare e le decisioni del sovrano erano sottoposte a un'assemblea dei suoi generali, come si trattasse di riunioni di Stato Maggiore. Nacque da qui la figura degli eteri, propriamente i compagni del re. Non possiamo a questo punto tacere la corrispondenza con i conti palatini (comites palatini, compagni di palazzo) del Sacro Romano Impero.  

Dal punto di vista culturale la Macedonia venne fortemente influenzata dai modelli greci. Il re Alessandro I (498-454 a.C.) aveva forzatamente parteggiato per i Persiani ma, si era schierato con i Greci dopo la battaglia di Platea. Egli promosse l'introduzione della lingua e della cultura greca in Macedonia tanto che gli è rimasto il soprannome di Filelleno.
Alessandro I fu il trisavolo, in linea diretta, del personaggio che è l'oggetto di questo lavoro: Alessandro III il Grande, che ebbe come precettore Aristotele e che portò la Lingua e la cultura che il suo avo aveva abbracciato fin oltre il corso del Gange.

L'intervento efficace della Macedonia nelle cose di Grecia si ebbe però soltanto con Filippo II (359-336 a.C.), padre di Alessandro Magno.
Egli introdusse le maggiori innovazioni nelle dottrine militari macedoni, imitando e perfezionando quelle tebane.
Filippo conquistò Anfipoli e Pidna e si inserì abilmente nelle contese tra i Greci a partire dalla terza Guerra Sacra (355-346 a.C.) . Conquistò poi Olinto e tutta la Calcide, attaccò Bisanzio che era legata da alleanza ad Atene. Il partito antimacedone, capeggiato da Atene e influenzato dalle orazioni di Demostene, mosse però guerra a Filippo che riuscì comunque vincitore nella Battaglia di Cheronea, in Beozia (338 a.C.). A questa battaglia partecipò, al comando della cavalleria, Alessandro, dimostrando eccezionale coraggio e ottima attitudine al comando.
L'anno successivo Filippo riunì la Grecia (con l'eccezione di Sparta) nella Lega di Corinto, ma l'unità non sempre significa libertà e i Greci, pur rimanendo alleati e non sudditi della Macedonia, sentirono il peso di una potenza che avevano considerato barbara. Uno degli scopi dell'alleanza era quello di saldare il conto che la Grecia aveva in sospeso con l'Impero persiano, ma Filippo potè soltanto dare inizio all'impresa perchè fu assassinato nel 336.

Alessandro III
Fu il figlio Alessandro, confermato dalla Lega di Corinto quale comandante della missione contro la Persia, a proseguire nell'impresa, dopo essersi assicurato, con una rapida campagna militare, da possibili attacchi da parte degli Illiri e dei Traci e dopo aver conquistato e distrutto con esemplare ferocia la città di Tebe che gli si era ribellata.



Nella primavera del 334 a.C. attraversò l'Ellesponto imbarcando le truppe su 60 navi ad Eleunte e sbarcando, probabilmente, al Reteo.
Mentre il grosso dell'esercito si dirigeva a Nord, egli si recó al colle di Ilio dove Neottolemo, figlio di Achille e leggendario antenato di Alessandro per parte di madre, aveva ucciso Priamo e preso in schiava Andromaca.
Raggiunse poi l'esercito a Nord vicino ad Ábido, evitò Lampsaco e si diresse verso Dascilio. Le forze persiane, al comando dei tre satrapi Arsine, Arsamene e Spitridate si attestarono a Zelea e mossero incontro ad Alessandro, per fermarlo al passaggio del Fiume Gránico. Alessandro riuscì a oltrepassare il fiume e sconfisse le forze persiane con una manovra obliqua; la cavalleria attaccò alla destra mentre la falange al centro fissava il grosso della fanteria persiana: l'ala sinistra macedone, al comando di Parmenio, fungeva da fulcro.
In questa battaglia Alessandro fu sul punto di essere colpito a morte da Spitridate, satrapo della Ionia, ma lo salvò all'ultimo momento il suo fido Clito.

La sconfitta persiana aprì ad Alessandro la via della Ionia e la riconquista delle città microasiatiche. Bisognava fare in fretta perchè tali città erano le basi navali della flotta persiana che avrebbe potuto isolare Alessandro in Asia Minore recidendo le comunicazioni con le basi di partenza, e tale era infatti il piano dei Persiani, suggerito da Mennone di Rodi, un Greco al loro servizio.
Alessandro era però padrone della strada per Sardi e quindi poteva isolare le forze nemiche dell'interno da quelle delle città costiere.
Mileto fu presa senza difficoltà e Mennone, che vi si era stabilito, si ritirò ad Alicarnasso. Alicarnasso fu assediata e catturata, le forze navali persiane dovettero allora stabilire delle basi, meno sicure, nelle isole egee, ma la morte di Mennone vanificò il piano persiano, che prevedeva un contrattacco in Grecia.

L'esercito greco-macedone proseguì verso la Licia e la Panfilia, poi si portò a Nord verso Ancyra (333) e poi ancora a sud, verso la Cilicia.
La marcia veso Sud, attraverso le rocce desolate della Cappadocia meridionale, nel caldo Agosto del 333 a.C. fu resa ancor più difficile dalla lenta ritirata del Satrapo di Cilicia, Arsame. Questi distruggeva, ritirandosi, ogni possibile rifornimento che avesse potuto essere utile alle truppe di Alessandro, e aveva in animo di fare lo stesso con i tesori e le vettovaglie della città di Tarso. Ma Alessandro inviò in avanti truppe veloci al comando di Parmenione e i Persiani, impauriti dal'arrivo precoce dei Macedoni, abbandonarono la città e tutti i suoi tesori al vincitore.


Battaglia rappresentata sul sarcofago di Alessandro

Alessandro, a causa di un tuffo nell'acqua gelida del del Cidno, il fiume che attraversa Tarso, si ammalò di polmonite e fu costretto a fermarsi, mentre Arsame si ritirava verso Est per ricongiungersi con Dario.

Ristabilitosi, Alessandro cerco' una posizione favorevole per affrontare l'esercito persiano che stava sopraggiungendo agli ordini di Dario stesso.
Per un caso fortuito e, sembra, per merito di un temporale, Dario riuscì a passare a Nord di Alessandro, che lo attendeva da Sud e così interruppe le sue linee di comunicazione con le retrovie, attestandosi in una posizione particolarmente favorevole, tra il Golfo di Isso e le alture, lungo il corso del piccolo fiume Pinaro; Alessandro fu costretto ad attaccare e le sue posizioni furono prima messe in pericolo da un distaccamento che Dario aveva piazzato sulle alture, alla destra dello schieramento macedone, poi da un cedimento della falange alla destra. In quel punto si accese il combattimento decisivo, che si volse a favore dei Macedoni quando Alessandro vide la possibilità di catturare Dario, la cui fuga decise le sorti della battaglia a favore di Alessandro. Dario riuscì comunque a sottrarsi alla cattura.

Dopo aver sconfitto per la seconda volta i Persiani, Alessandro proseguì verso sud, conquistando la Fenicia. Anche qui si trattava di concludere quanto era stato iniziato con la conquista dei porti dell'Asia Minore: era necessario impedire ai Persiani e alla loro flotta l'accesso al Mediterraneo, dove contavano ancora troppi alleati fra i Greci stessi e dove costituivano una perenne minaccia per la sicurezza della Grecia e della recente egemonia macedone.

Tiro, attaccata all'inizio del 332, resistette all'assedio fino alla fine di Luglio. Non disponendo di navi Alessandro non era in grado di insidiare efficacemente le difese della città perchè il mare, che la circondava da più lati, vanificava l'utilità delle macchine d'assedio e delle catapulte, che erano un punto di forza della macchina bellica macedone.
Furono fatte costruire in tutta fretta circa 100 navi, alle quali si aggiunsero altre 120 navi cipriote.
Cipro, di fronte ai successi di Alessandro e prevedendo il corso della guerra, aveva abbandonato l'alleanza coi Persiani e si era schierata con gli alleati greci.
Dapprima Alessandro ottenne il dominio delle acque intorno a Tiro, poi attaccò le difese da sud. La città fu brutalmente punita per la sua resistenza, fu saccheggiata e 2000 uomini furono crocifissi, i morti furono 8000 e i superstiti finirono in schiavitù.
Non fu facile nemmeno la conquista di Gaza, che rifiutò di arrendersi e pagò con la morte di tutti gli uomini e la schiavitù delle donne dei bambini (332).


Alessandro Magno sul suo cavallo Bucefalo
(Museo Nazionale di Napoli)

Così fu aperta la via verso l'Egitto, dove non fu incontrata resistenza, sia per la disparità di forze sia per l'ostilità egiziana nei confronti dei Persiani, poco rispettosi delle tradizioni religiose locali.
La conquista dell'Egitto inibì totalmente ai Persiani l'accesso al Mediterraneo ed eliminò quindi ogni rischio di contrattacchi e ritorsioni in Grecia.
Alessandro venne incoronato a Menfi col rito faraonico e poi si recò in pieno deserto, con un viaggio arduo e pericoloso, per raggiungere il Tempio di Zeus Ammone, figura divina che univa le caratteristiche del dio olimpico a quelle dell'egizio Amon.
Tale "pellegrinaggio" non apparirà strano, se si pensa alla leggenda legata alla nascita di Alessandro, che lo voleva figlio di Zeus anziché di Filippo.
Ritornò poi sulla costa dove fondò Alessandria (331).
Da qui tornò velocemente a Tiro e si spinse all'interno fino a Tapsaco, sull'Eufrate (Luglio 331).  

Dario sperava che Alessandro si dirigesse a Sud seguendo il corso dell'Eufrate, per poter ripetere la mossa di Artaserse II contro Ciro, che nel 401 a.C. aveva perso la vita tentando di avanzare verso Sud. Ma Alessandro aveva presente egli pure quel fatto storico, si diresse a Nord Est e in settembre oltrepassò il Tigri. In tutta fretta Dario, col satrapo Mazeo, spostò le sue forze a Nord, schierandosi presso Arbela. Il 30 settembre del 331 a.C. i due eserciti mossero l'uno contro l'altro e si affrontarono tra Arbela e Gaugamela.
L'ala destra persiana era al comando di Mazeo, e ad essa si opponeva la cavalleria macedone comandata da Parmenione, alla sinistra la cavalleria persiana era comandata da Besso, fronteggiato da Alessandro stesso.
Alessandro applicò una mossa che Napoleone avrebbe reso famosa: invitare il nemico al combattimento su entrambe le ali per farvi defluire le forze e quindi attaccare il centro nemico ormai indebolito. L'ala sinistra persiana attaccò in profondità, ma venne fermata da alcuni battaglioni di fanteria che erano rimasti nascosti dietro la cavalleria, l'ala destra persiana attaccò anch'essa in profondità, ma si perdette nel saccheggio delle retrovie. Mentre Dario attaccava al centro la falange macedone, sbilanciandosi ancora; Il timore di perdere il contatto ora con l'ala destra ora con l'ala sinistra, disarticolò ulteriormente lo schieramento persiano. Alessandro approfittò allora di una falla che si era aperta al centro dello schieramento persiano e attaccò a fondo, ma poi ripiegò verso l'ala sinistra, in aiuto a Parmenione. Dario abbandonò la battaglia e ancora una volta si sottrasse alla cattura.

A metà ottobre venne presa Babilonia e nel dicembre Susa, l'antica capitale del Elam e residenza invernale del Gran Re.
Nel gennaio del 330 Alessandro si spinse fino a Persepoli, che venne incendiata in una notte di ebbrezza.
Da Persepoli risalì verso Nord Ovest raggiungendo Ecbatana (Hamadan) , mentre Dario si ritirava a Est verso Bactria.
Avuta notizia che il satrapo Besso aveva tradito Dario, che il Macedone stimava moltissimo, e che lo teneva prigioniero, Alessandro si diresse a Ecatompilo (oggi Shâhrûd), ma vi trovò Dario morto, assassinato, mentre Besso si installava a Bactria come successore di Dario.
Nel 329 il traditore venne raggiunto e si arrese, ma fu condannato a morte da un tribunale di dignitari persiani, voluto da Alessandro, e orribilmente giustiziato nel 328.    

L'anno seguente (327) Alessandro si spinse ancora più a Nord, in Sogdiana e conquistò la roccaforte di Ossiarte, satrapo di Battriana, ne prese prigioniera la figlia Rossana e poi la sposò. Riattraversò poi la catena dell'Hindukush, che già aveva varcato un prima volta due anni prima e conquistò (326) Nicaea (Jalalabad, Afganistan), Aorno (Pir-sar) e Taxila (Islamabad, Pakistan). Vinse poi le truppe del re indiano Poro nella battaglia dell'Idaspe (Jehlum) e proseguì conquistando Sangala e altre città del Punjab.
Giunti alla riva destra dell'Ifasis (Beas), i suoi si rifiutarono di proseguire e gli oracoli stessi lo sconsigliavano. L'armata allora si ritirò verso l'Idaspe.
Scesero il corso dell'Indo e una parte delle truppe si imbarcò per raggiungere, dopo una sosta a Ormozia (Hormuz), le foci del Tigri e risalirlo in parte (325). Alessandro, con il resto delle truppe, attraversò prima il deserto di Gedrosia, arrivò a Persepolis (324), e poi, dopo una lunga sosta a Susa e una deviazione a Ecbatana, tornò a Babilonia (323 a.C.).
Vi morì, forse di febbri, nel giugno dello stesso anno.


L'Impero di Alessandro


La sua morte scatenò la lotta per la successione: il generale Perdicca assunse la reggenza in nome di Filippo III Arrideo e dell'erede, Alessandro IV, il figlio di Rossana, che non era ancora nato e che verrà ucciso, assieme alla madre, nel 310 da Cassandro, che aspirava al trono di Macedonia. Eracle, il figlio di Alessandro e di Barsine, verrà ucciso anch'egli nel 309.
L'impero fu diviso tra i diadochi, i suoi successori, e si formarono, dopo intricate lotte per la supremazia, il Regno d'Egitto, con Tolomeo I, il piccolo Regno di Macedonia e il Regno di Siria, che comprendeva anche i territori già dell'impero persiano, con Seleuco I.            
Ritroveremo i diadochi e i loro successori, effigiati sulle proprie monete, che spesso riprodurranno il modello di quelle di Alessandro e, a volte, anche la sua immagine.    


Conclusioni:
Alessandro è stato oggetto di numerosi studi e di eccezionale interesse.
Tuttavia in troppe delle opere a lui dedicate gli autori, e non solo nell'antichità, sono stati vittime della propria personale antipatia o simpatia per il Macedone; egli viene descritto come un'eroe leggendario, come un tiranno crudele o come un semidio.
Pochi hanno saputo cogliere il problema dal punto di vista politico, economico e culturale.
L'analisi delle sue azioni dimostra invece, a nostro avviso, che Alessandro seppe operare con grande avvedutezza sia nella gestione delle operazioni militari che nell'amministrazione. Possedette senza dubbio una grande capacità di pianificazione, una conoscenza approfondita, anche teorica, dell'arte militare, ebbe notevoli intuizioni economiche e progettò uno stato che non potè però sopravvivergli.
Ebbe piena coscienza delle caratteristiche che rendevano viva e originale la cultura greca, intesa in quell'accezione razionalistica che era stata proposta da Aristotele, del quale - non dimentichiamolo - fu discepolo.
Indipendentemente dal giudizio etico, che non ha alcuna rilevanza storica, è necessario sottolineare come Alessandro sia stato interprete e attivo protagonista nella storia, e non solo un barbaro e violento guerriero dedito al vino e all'amore greco, come troppi storici vogliono ancora presentarcelo.
Seppe orientare la Grecia verso soluzioni politiche ed economiche imprescindibili e aprì così la porta dell'Ellenismo. Attraverso quella porta, attraverso Bisanzio e il Rinascimento la cultura classica è giunta fino a noi, ed è ancora in noi viva ed efficace.
Lo dobbiamo, in parte, anche ad Alessandro il Grande.




Cronologia:
356Nasce da Olimpiade e da Filippo II.
343Aristotele diviene il maestro di Alessandro alla corte macedone.
340Conduce una campagna militare nella Macedonia orientale e fonda Alexandroupolis.
338 Partecipa alla battaglia di Cheronea e si distingue per l'impeto.
Fa parte della delegazione macedone inviata ad Atene.
In seguito al matrimonio di Filippo II con Cleopatra, figlia di Attalo, lascia la corte di Pella e si stabilisce con la madre presso il fratello di lei, Alessandro, re dell'Epiro.
339Viene richiamato in patria
336Filippo II viene assassinato da Pausania.
Alessandro sale al trono e convoca la lega dei Corinto: viene nominato comandante in capo nella spedizione contro la Persia, decisa l'anno precedente.
335Conduce una spedizione contro i Traci e gli Illiri per rafforzare i confiini settentrionali del Regno.
Conquista e saccheggia Tebe che si era ribellata.
334Attraversa l'Ellesponto e sbarca in Asia Minore.
Battaglia del Fiume Granico.
Assedio e cattura di Mileto.
Resa di Alicarnasso.
333Muove a Nord verso Ancyra e Gordio, poi a Sud, dove conquista Tarso.
Battaglia di Isso.
332Resa di Biblo e di Sidone.
Assedio e resa (dopo sette mesi) di Tiro.
Conquista di Gaza.
Occupazione dell'Egitto.
Viene incoronato a Menfi con rito faraonico.
331Si reca al santuario di Zeus Ammone, nell'Oasi di Siwa.
Fonda Alessandria.
Ritorna a Tiro e da qui muove verso Tapsaco, sull'alto corso dell'Eufrate.
Attraversa il Tigri per intercettare il movimento delle truppe persiane, respinge le proposte di pace di Dario III e lo sconfigge nella battaglia di Arbela (Gaugamela).
Prende Babilonia.
Occupa Susa.
330Occupa Persepoli e ne incendia il palazzo.
Si dirige verso Ecbàtana (Habadan).
Insegue a Nord Est Dario che si ritira. Giunto a Ecatompilo (Shahrud) trova Dario morente, ucciso dal suo satrapo, Besso.
Occupa l'Ircania e la Drangiana, poi giunge alla Catena dell'Hindu Kush.
329Avanza verso Bactria dove si era rifugiato Besso, l'assassino di Dario, questi si ritira ma viene catturato.
Alessandro si dirige su Samarcanda.
328Esecuzione di Besso.
327Avanzata in Sogdiana, dove prende prigioniera e sposa Rossana, figlia del Satrapo locale.
Alessandro attraversa l'Hindu Kush, raggiunge Nicaea (Jelalabad) e Aorno (Pir-sar).
326Conquista di Taxila (Islamabad).
Asssedio e strage di Sangala (Harappa).
Battaglia del Fiume Idaspe (Jehlum) contro il re Poro.
Rifiuto delle truppe a proseguire oltre il fiume Ífasi (Beas).
Ritorno delle truppe all'Idaspe.
325Campagna contro le città indiane a Sud.
Le truppe raggiungono Patala (Hyderabad?) e si dividono: una parte prosegue per mare sotto il comando di Nearco, un'altra attraversa la Gedrosia sotto il comando di Alessandro.
324 Nearco, dopo aver attravesato gli Stretti di Hormuz (Hormosia) raggiunge Susa e Alessandro arriva a Persepoli, poi si dirige a Susa e quindi verso Ecbàtana.
323 Alessandro ritorna a Babilonia in Primavera e muore all'inizio dell'Estate.




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