"Dicuntur iuvari in omni actu suo, qui Alexandrum expressum vel auro gestitant vel argento"
(Script. Hist. Aug. Vita tirannorum triginta, XIV, 6).
"Dicono che porti fortuna in ogni cosa portare su di sè un'immagine di Alessandro incisa nell'oro o nell'argento".



Premessa.
Lo studio delle monete di Alessandro III il Grande presenta non pochi problemi, alcuni ancora dibattuti e irrisolti, soprattutto quelli che riguardano la datazione e l'attribuzione alle zecche.    
I tetradrammi di Alessandro, che divennero la moneta del mondo ellenistico fino alla conquista romana e oltre, furono coniati in migliaia di esemplari, furono riprodotti, imitati e battuti in decine di diverse zecche, per quasi un secolo dopo la morte del Macedone.
La sua immagine, il suo nome e l'innovativa iconografia da lui scelta, furono garanzia di valore presso i popoli di quell'immenso ed effimero impero; non solo, furono spesso considerati anche degli amuleti.
Non dobbiamo tuttavia trascurare le altre monete di Alessandro, tra le quali spicca, per la forza dell'iconografia e per l'eleganza dei coni, lo statere d'oro.



Statere d'oro di Alessandro il Grande, 8,45 g. ø 19 mm.



Il problema dell'attribuzione.
Il primo lavoro sistematico sulla monetazione di Alessandro risale al 1855 ed è opera del danese Ludwig Müller . Egli cercò innanzitutto di trovare un primo criterio cronologico, sostenendo che i tondelli divenivano col tempo, progressivamente più ampi e meno spessi. Attribuì poi i diversi monogrammi ed i simboli che sono reperibili sul rovescio delle monete di Alessandro, a diverse zecche, partendo dal presupposto che le città, sedi di zecche, utilizzavano i simboli che avevano contraddistinto la monetazione precedente, quando esse erano indipendenti. Per questa ragione, il lavoro del Müller rimane, per la maggior parte delle attribuzioni, ancora incontestato.
Alcune reattribuzioni furono proposte, nel 1912, poi nel 1923, dallo statunitense Edward T. Newell che ebbe la possibilità di studiare i tetradrammi del ripostiglio di Demanhur, rinvenuti in Egitto nel 1905. In una prima fase il Newell studiò circa duemila monete delle ottomila rinvenute e in seguito potè estendere la sua analisi ad altre quattromila. Newell, per la datazione e l'attribuzione alla zecca si basò sullo studio statistico comparato dei dritti e dei rovesci, in considerazione del fatto che il conio di incudine (generalmente il dritto) aveva vita più lunga del conio di martello (o punzone). Tale sistema, basato quindi sulla sequenza dei coni, dipende in gran parte dalla possibilità di ricostruire intere sequenze, ma spesso può: diventare una "mera esercitazione accademica" (Bernareggi, 1966 ).    
Non possiamo tuttavia negare la validità del sistema citato nell'individuazione di serie cronologiche, e riteniamo quindi utile schematizzare il processo di indagine: si veda, più avanti il paragrafo "Il metodo della sequenza dei coni (die-link)".

Uno dei problemi inerenti la datazione è costituito dal fatto che le monete di Alessandro il Grande continuarono a essere coniate anche dopo la sua morte (323 a.C.). Le zecche che batterono i tetradrammi e le dracme di Alessandro furono, secondo il Newell, 25 nella monetazione contemporanea, e raggiunsero il numero di 51 in quella postuma. Dal momento che quasi tutte le zecche usarono dei simboli alla sinistra del rovescio, sorge il problema della loro interpretazione e attribuzione, già affrontato dal Müller.


Il problema della datazione: il tipo dello Zeus e il modello del Baal di Tarso.      
Newell nega che i simboli appartenenti alla monetazione di Filippo II, quando li ritroviamo sulle monete di Alessandro, indichino con certezza la prima fase della sua monetazione; propende tuttavia a far coincidere l'inizio della monetazione di Alessandro con la sua ascesa al trono; la coincidenza parrebbe ovvia, ma si scontra con la permanenza non solo della circolazione ma anche dei tipi battuti, fenomeno frequente nel mondo antico e accertabile in Macedonia.

Nel 1947 Gerhard Kleiner propone il 331 (Alessandro era re dal dal 336 a.C.) quale data di inizio della monetazione. Il problema nasce dalla tipologia del rovescio, ove è raffigurato Zeus Ammone sul trono che regge uno scettro con la sinistra e con la destra un'aquila. Il modello per tale tipo è stato individuato nelo statere di Tarso battuto dal satrapo Mazeo, e che raffigura Baal nella stessa posa. Alessandro, secondo il Kleiner, avrebbe cominciato a battere moneta solo dopo essere tornato a Tiro dall'Egitto.



Tetradramma, Anfipoli, marchio del Bucranio e lettera E.


Georges Le Rider, nel suo lavoro sulle monete di Filippo II del 1977, sembra confermare l'ipotesi del Kleiner, studiando le monete postume di Filippo e affermando che Alessandro avrebbe utilizzato quei tipi monetali nei suoi primi anni di regno.
Tale ipotesi assume un ruolo importante anche perchè si avrebbe una contemporanea emissione di tetradrammi con pesi diversi, cioè basati su piede tracio-macedone (o più esattamente fenicio) quelli battuti in nome di Filippo II e su piede attico (v. avanti in "Cenni di pondometria"), quelli in nome di Alessandro.
Particolare rilevanza avrebbe poi l'ipotesi di emissioni contemporanee, in nome di Filippo e in nome di Alessandro e quindi su piede diverso, per la datazione dei tetradrammi successivi alla morte di Alessandro; alcuni tipi, prima considerati precedenti la sua morte in base a criteri stilistici e ai marchi di zecca, potrebbero invece risultare postumi.
Il piede attico sarebbe stato usato per la circolazione internazionale e quello tradizionale macedone per quella interna al Regno.

Nel dibattito si inserisce, nel 1982, Oreste Zervos, che si basa su criteri stilistici. Egli nega l'ipotesi del Kleiner ma propone, come data d'inizio, il 333 a.C. e conferma la discedenza del tipo di Zeus dal modello del Baal di Tarso.

La stessa tesi viene sostenuta dal Callataÿ.

Martin Price, nel 1982, nega invece alcuni elementi dell'indagine stilistica compiuta dallo Zervos, sostenendo che il tipo dello Zeus in trono potrebbe esser nata sia in Macedonia che a Tarso, anche se potè assumere in seguito caratteristiche orientaleggianti. Egli inoltre riaffermò l'appartenza alla prima monetazione di Alessandro dei simboli già usati per Filippo II, quali la prua, il timone, la testa bifronte, l'aplustre. Nega che vi sia stata sovrapposizione tra la monetazione di Filippo e quella di Alessandro, anche se ciò non implica necessariamente che quest'ultima sia iniziata nel 336. Le tesi del 1982 sono poi riprese dallo stesso Price nel 1991, nella sua vasta opera sulla monetazione di Alessandro.

Nel 1991 interviene nel dibattito Hyla Troxell, che individua 750 diversi coni di incudine per il dritto negli anni di regno e nei dieci anni successivi. Nel suo primo intervento e nel suo lavoro successivo, Anche lei sostiene la tesi del Newell riguardo l'inizio della monetazione di Alessandro, ponendola al 333 o al 332 a.C. Pur non accettando del tutto i criteri tipologici dello Zervos ne indidua altri, relativi alla doppia fila di riccioli nella criniera del leone al D/, in alcune caratteristiche del trono, nella presenza del poggiapiedi e nella diversa orientazione del simbolo della prua per quel che riguarda il R/. Conclude quindi riaffermando la dipendenza dello Zeus macedone dai tipi di Tarso.



Tetradrammo: zecca di Babilonia.


La Troxell si sofferma anche sulla presenza dell'attributo BASILEWS al R/, affermando che esso è riferibile solo a monete di Alessandro IV (il figlio di Rossana). Nega quindi la datazione del Newell e del Price, che avevano posto la prima comparsa di tale titolo nel 324, cioè nel periodo di regno di Alessandro III il Grande.    

Un recente sostegno alla tesi del Newell, che fa coincidere l'inizio della monetazione di Alessandro con la sua ascesa al trono, è fornita da Patrice Marchetti, che si basa su dati storici relativi all'anfizionia di Delfi e all'uso del piede attico (v. avanti in "Cenni di pondometria") nella monetazione macedone, sancito definitivamente da Alessandro.

Per quel che riguarda il dritto, che reca la testa di Ercole, esso è un chiaro riferimento alle vantate ascendenze erculee della dinastia macedone, ma non è chiaro se l'Ercole ritratto riportasse o accennasse le fattezze di Alessandro.
Probabilmente la soluzione non è diversa da quella relativa all'epiteto di BASILEWS. Fino ad allora la monetazione greca portava al dritto o i simboli dello stato o immagini divine ed eroiche. L'effigie del sovrano, che sarà caratteristica della monetazione romana e di quella ellenistica, è legata a una concezione divina della sovranità, che Alessandro iniziò appena a introdurre e che è legata a strutture sociali oligarchiche e aristocratiche; propendiamo pertanto per un'ipotesi intermedia: l'Ercole non sarebbe il ritratto del sovrano, ma ne accennerebbe in parte le fattezze, in una idealizzazione ancora classica, ben lontana dal ritrattismo della monetazione ellenistica e romana.

Non si può tuttavia sottacere il fatto che l'analisi della scelta tipologica è, in questo caso, strettamente confermata da elementi oggettivi, storici ed economici.
Ercole non era soltanto un riferimento alle ascendenze familiari del sovrano, ma un riferimento "classico", legato alla monetazione greca più antica e occidentale (potremmo far riferimento agli splendidi tetradrammi di Camarina); e lo Zeus assiso in trono, pur richiamando modelli occidentali, ha ascendenti nelle molte figure divine assise reperibili nelle monetazioni microasiatiche.
La monetazione di Alessandro con questi tipi, anche se non iniziò in coincidenza dell'ascesa al trono fu certamente precedente alla definitiva sconfitta dell'Impero Persiano e alle ulteriori conquiste, ma già era segno di unione tra Grecia e Oriente, di un Oriente che, per il momento, era limitato all'Asia Minore e al Mediterraneo orientale.
Anche in questo caso, come già abbiamo avuto occasione di dire nel capitolo dedicato alla Storia, non possiamo dimenticare che il Macedone fu discepolo attento di Aristotele, che sottolineò nelle sue opere i valori non solo pratici ma anche etici, della moneta.



La ripresa economica delle città greche - Il potere d'acquisto del tetradrammo di Alessandro
Lo storico ed economista russo Mihail Rostovtzeff ( Rostovtzeff 1936) individuava, nelle conquiste di Alessandro, un fattore di risanamento nella bilancia dei pagamenti delle città greche.
Dopo la grande fioritura economica del quinto secolo a.C., che si basava sulle esportazioni nei mercati del Mediterraneo e del Ponto, alla fine del quinto e nel quarto secolo, l'esportazione iniziò a decrescere, dal momento che i clienti cominciarono a produrre in proprio i beni che prima importavano; l'Oriente non era interessato ai prodotti greci, ma avveniva il contrario. La precedente disponibilità di capitali aveva indotto in Grecia consumi ai quali era difficile rinunciare... La crisi era evidente e accentuava le ostilità infraelleniche.
Ma l'armata di Alessandro, muovendosi verso Oriente, fondava nuove città, che erano di fatto colonie greche, abitate da Greci o da popolazioni grecizzate. Come in ogni guerra, il vincitore imponeva infatti la propria Way of Life, e il gran numero di Alessandrie (d'Egitto, sul Tigri, Arion, di Carmania, Margiana, Eschate ecc.) costituì, col loro Hinterland, altrettanti mercati per i prodotti greci.
La bilancia dei pagamenti delle città greche conobbe quindi un'improvvisa e insperata ripresa, le esportazioni aumentarono, i prezzi crebbero.
La moneta su cui Alessandro volle basare il commercio che rifioriva fu proprio il suo tetradrammo.

Ma quanto valeva un tetradrammo?
Dall'esame delle fonti emergerebbe (Kern, 2000) che con una di queste monete si acquistava il grano sufficiente a una famiglia di quattro persone per cinque mesi, con tre dracme un maialino da latte, con una dracma sei pesci sotto sale, con mezza dracma un litro di vino. Uno schiavo sarebbe costato da 19 a 75 tetradrammi, una falce 12, un soldato avrebbe guadagnato 2 dracme al giorno e un'etéra da una dracma a un tetradrammo a prestazione (a seconda della bellezza, della cultura e dell'esperienza, presumiamo!).

I tetradrammi di Alessandro il Grande divennero effettivamente la moneta fondamentale nell'area mediterranea e nel vicino e medio Oriente, sostituendosi alle civette di Atene e ai sicli persiani; le tipologie che essi diffusero in tutta quest'area, quale garanzia di valore, furono a lungo imitate. La moneta è una cosa troppo seria perchè l'imitazione possa derivare solo da criteri estetici; quindi anche la fortuna iconografica del Dritto e del Rovescio è un'ulteriore dimostrazione del fatto che il Tetradramma di Alessandro fu forse il Tallero, forse il Dollaro del Mediterraneo e dell'Oriente fino alla conquista romana.

Le monete successive portano poi a una manierizzazione dei tipi, acquisiscono quella ricerca quasi puntigliosa del particolare, del bello e dell'elegante che caratterizza tutta la cultura ellenistica.
Anche sotto l'impero di Roma i sovrani locali non dimenticarono la figura mitica alla quale essi avrebbero voluto assomigliare, mentre erano invece servi dei Romani, e conservarono anche nelle legende quella lingua che Alessandro aveva portato fino alle rive dell'Indo.  
Alcuni tra gli stessi imperatori romani non si sottrassero al fascino di quel modello e addirittura emisero monete con la propria immagine e quella del Macedone (Caracalla).  
Non solo: i giardini romani erano abbelliti da statue di Alessandro, e un mosaico pompeiano ce lo raffigura mentre combatte a Isso.  
Ebbe particolare fortuna la sua immagine sui contorniati (Alföldi, 1943) e sui niketeria di Tarso e di Aboukir.  
Particolare interesse assumono poi i cosiddetti plagia barbarorum, le imitazioni dei "barbari". Il tipo dello Zeus in trono appare su numerose emissioni arabe, addirittura con il nome di Alessandro, fino al I secolo d.C., e imitazioni del tetradramma furono battute in area danubiana e medio orientale.        


La serie monetale di Alessandro III:

Distatere, Au 17,2 g.
D/ anepigrafo, testa di Atena con elmo corinzio crestato e ornato dal serpente
R/ ALEXANDROU a d., Nike in piedi a s. che regge con la d. un serto d'alloro e con la s. un albero di nave con pennone trasverso
Varianti:
  • simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex. al R/


Statere, Au 8,6 g.
D/ c.s.
R/ c.s.
Varianti:
  • simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex. al R/,
  • elmo ornato con la sfinge al D/,
  • elmo ornato col grifone al D/, legenda ALEXANDROU al R/ a s. legenda ALEXANDROU al R/ a s. e BASILEWS in basso

Emistatere, Au 4,3 g.
D/ anepigrafo, testa di Atena con elmo corinzio crestato e ornato dal serpente
R/ ALEXANDROU a d., Nike in piedi a s. che regge con la d. un serto d'alloro e con la s. un albero di nave con pennone trasverso
Varianti:
  • simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex. al R/,

1/4 di statere, Au 2,15 g.
D/ c.s.
R/ c.s ma con legenda abbreviata in ALEXAN
Varianti:
  • simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex. al R/,
  • R/ arco, faretra e clava con ALEXAN in alto e DROU in basso.

1/8 di statere, Au, 1,08 g.
D/ c.s.
R/ simbolo del fulmine con ALEXAN in alto e DROU in basso

Decadrammo, Ag, 42,4 g.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXANDROU a d., Zeus seduto con aquila sulla mano d. e scettro nella s.

Tetradrammo, Ag, 16,8-17,3 g.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXANDROU a d., Zeus seduto con aquila sulla mano d. e scettro nella s.
Varianti:
  • D/ testa di Ercole a s.
  • R/ migliaia di varianti nel campo a s. e sotto il trono di Zeus (simboli di zecca, lettere dell'alfabeto greco e monogrammi), Diverse disposizioni dei piedi di Zeus (paralleli o incrociati, col piede destro arretrato rispetto a quello sinistro, appoggiati a uno scanno). Diverse legende (ALEXANDROU e ALEXANDROU BASILEWS), diversamente disposte, a s., a d., BASILEWS in ex. etc.

Tetradrammo dell'aquila, Ag, 14,4 g. (piede traco-macedone)
D/ anepigrafo, testa di Zeus cinta d'alloro
R/ ALEXAN - DROU, aquila a destra con testa rivolta a s., posata ad ali chiuse sul simbolo del tuono

Didrammo, Ag, 8,5 g.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXANDROU a d., Zeus seduto con aquila sulla mano d. e scettro nella s.
Varianti:
  • simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex. al R/,

Dracma, Ag, 4,2 - 4,3 g.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXAN - DROU, aquila a destra con testa rivolta a s., posata ad ali chiuse sul simbolo del tuono
Varianti:
  • R/ ALEXA - NDROU
  • R/ ALEXANDROU a d., Zeus seduto con aquila sulla mano d. e scettro nella s.
  • R/: simboli di zecca e monogrammi nel campo sinistro e in ex.
  • altre varianti come nella descrizione del tetradrammo

Emidramma Ag, 2 g. c.a
c. s. anche per quel che riguarda le varianti

Diobolo, Ag, 1,4 g.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXANDROU in cerchio, due aquile affrontate posate su una torcia.

Obolo, Ag, 0,7 g.
D/ c.s. R/ ALEXA - NDROU ai lati del simbolo del fulmine
Varianti:
  • R/ ALEXAN a d., Zeus seduto con aquila sulla mano d. e scettro nella s.

Emiobolo, Ag, 0,3 g.
D/ c.s.
R/ ALEXANDtra la clava in alto e l'arco con faretra in basso

Bronzo:

20 mm.
c.s.
Varianti:
  • D/ anepigrafo, testa di Apollo laureata e R/ BASILEWS ALEXAN , cavaliere al piccolo galoppo

18 mm.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALEXANDROU / BASILEWS sopra e sotto l'arco con faretra, sopra: la clava

17 mm.
D/ c.s.
R/ ALEXAN - DROU, aquila a destra con testa rivolta a s., posata ad ali chiuse sul simbolo del tuono

16 mm.
D/ anepigrafo, testa di Apollo laureata
R/ ALEXANDROU , cavaliere al piccolo galoppo a d., in basso il fulmine

12 mm.
D/ anepigrafo, testa di Ercole a d. ricoperta dalla spoglia del leone neméo
R/ ALE / XANDROU , sopra e sotto la clava, in basso l'arco e la faretra





Le zecche: esempio di repertorio

Per una corretta attribuzione delle monete di Alessandro alle numerose zecche che le coniarono gioverà avvalersi delle citate opere del Müller e del Price; in ogni caso forniamo qui, a puro titolo di esempio, una ventina soltanto tra le migliaia di tipologie esistenti. L'immagine del rovescio è riportata solo per riferimento e non tiene conto della tipologia dello Zeus etóforo, che varia a seconda delle zecche e delle date. Anche i marchi di zecca sono leggermente sovradimensionati per favorire la consultazione.








Il metodo della sequenza dei coni (die-link):

Nella figura 1 vediamo come avveniva il processo di battitura: il tondello veniva posto sull'incudine e su di esso veniva appoggiato e quindi battuto il conio di martello.


Figura 1

Dal momento che il conio di incudine A durava di più del conio di martello B, avremo delle monete ottenuto dal conio di incudine A e da più coni di martello.
Ma non è detto che il secondo conio di martello venisse dismesso contemporaneamente al primo conio di incudine, per cui avremo delle monete risultanti dal conio di martello 2 e dal conio di incudine B, e delle altre ancora con il conio di martello 3 e il conio di incudine B, e così via...
Tale sequenza di collegamenti (die link in Inglese) ci permette quindi di individuare serie abbastanza lunghe di monete tra loro imparentate, come possiamo vedere dalla figura 2.


Figura 2

Riconosceremo le monete del gruppo A2 come immediatamente successive a quelle del gruppo A1 in quanto condivideranno lo stesso D/ (conio di incudine A), quelle del gruppo B2 saranno evidentemente immediatamente successive al gruppo A2 in quanto condividono lo stesso R/ (conio di martello 2) e così via...
Naturalmente si può avere uno iato cronologico in caso di irreperibilità di una serie oppure di sostituzione contemporanea di entrambi i coni (di incudine e di martello). In questi casi bisogna affidarsi ad altri criteri, stilistici, metallurgici, ponderali etc.
Un altro problema può derivare da un'eccessiva complicazione delle sequenze e delle genealogie, ma riteniamo che la grande capacità di calcolo dei moderni calcolatori, i recenti studi sugli automi cellulari e sulle fasce di sfumatura possano offrire un valido aiuto anche in questo settore.




Cenni di pondometria

Il termine piede indica il modello di misura ponderale nei diversi metalli e nei diversi sistemi monetari.

In tutto il mondo antico, la base ponderale è il talento che si divide in mine.
In Grecia il talento è diviso in 60 mine e la mina in 100 dracme.
La dracma si divide in 6 oboli.
L'obolo è pari a 2 emioboli e a 4 tetartemori.

I principali modelli (piedi) monetari della Grecia sono:



Dobbiamo tuttavia ricordare anche i sistemi:





ABSTRACT

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