Le Trezze sono affioramenti rocciosi, arealmente piuttosto modesti, che si possono notare sui fondali decisamente piatti ed uniformi dell'Alto Adriatico. Questi siti sono abitati da alghe calcaree con associati Briozoi, Serpulidi e Molluschi. Il substrato, rigido, e' occupato da Poriferi, Echinodermi e Crostacei.
Numerose sono le ipotesi etimologiche sulla natura ed origine del loro nome.
I pescatori veneti le chiamavano "tresse", quando si imbattevano in qualcosa che si poneva di traverso rispetto alla rotta, generalmente parallela alla costa, lungo la quale procedevano nella pesca a strascico, impigliando le reti e danneggiandole seriamente.
I pescatori gradesi le chiamavano "tegnùe", cioe' tenute, impedimenti.
E' poco probabile invece che il termine possa essere fatto risalire a "trecce", benche' non si possa escludere che le radici rizomatose o le foglie della Posidonia oceanica, una volta ospite tipica e numerosa di questi fondali coerenti, potessero presentarsi come lunghe formazioni trecciformi. La presenza della Posidonia pero' definiva anche le altre presenze biologiche, avendo la necessita' di acque pulite, un intervallo di profondita' piuttosto ben definito (5-15m) e la presenza, da un punto di vista litologico, di un substrato "duro".
Sull'ecoscandaglio le Trezze si presentano improvvisamente, come delle oasi in un mare di sabbia, mostrando dei corrugamenti del terreno, che talora possono raggiungere anche qualche metro di altezza.



Esse sono quindi un serio ostacolo per la pesca a scopo industriale, ma rappresentano uno splendido habitat per molte specie faunistiche ed ittiche marine.
La loro presenza puo' infine richiamare alla memoria i diaframmi di tenuta nelle opere di ingegneria idraulica, in relazione alla dinamica dei fondali.
Il Golfo di Venezia, che si estende dal traverso di Porto di Caleri fino a Trieste, rappresenta la parte piu' settentrionale dell'Alto Adriatico. Se consideriamo solamente la "middleline politico-economica", come parte italiana, trascurando cosi' gli affioramenti, anche di natura diversa, di cui e' particolarmente ricca l'Istria e dintorni (per esempio quelli della costa a ridosso della penisola di Pirano, di cui rappresentano un prolungamento sommerso) possiamo dare uno schema morfo-sedimentologico della zona interessata dalle Trezze.
La profondita' massima cui arriva la parte occidentale del Golfo di Venezia e' di circa 32-35 m circa al traverso di Chioggia (senso lato). Piu' a S, iniziano i sedimenti di tipo deltizio trasportati dal Fiume Po, che sembra possano arrivare fino alla costa croata. Pare infatti che l'isola di Sansego sia formata da sabbie grossolane di origine padana.
Lungo la costa italiana, a partire dalla battigia, si notano sabbie litorali a forte concentrazione carbonatica (anche >80%), che da qualche metro di spessore, va sempre piu' assottigliandosi fino ad essere ricoperta da una fascia siltosa ad una profondita' media di 5 m. Procedendo verso il largo, verso i -15 m, troviamo una zona di transizione formata da limi e sabbie dove la sedimentazione attuale e' molto scarsa. Al limite dei -20, -25 m iniziano le sabbie una volta chiamate residuali ed oggi piu' propriamente nominate di piattaforma (continentale), che si estendono fino a 25-30 m di profondita'. Si tratta di sabbie medio-grossolane carbonatiche con rari foraminiferi e ad alta porosita' e ben differenziate da quelle costiere attuali. Il loro spessore e' variabile dai 30 ai 150 cm. Nella parte basale di queste sabbie, soprattutto al largo del Golfo di Venezia s.s., e' noto un livello, dell' ordine di 15-20 cm, formato da un accumulo di materiale organogeno, seguito da livelli torbosi dello stesso spessore. Le caratteristiche sedimentologiche di questi terreni, la presenza della torba ed il ritrovamento di faune dulcicole, fanno ritenere che si tratti di depositi fluvio-palustri che occupavano l'Alto Adriatico, durante la glaciazione del Wurm (Taviani, 1980). Qui la sedimentazione recente risulta pressoche' nulla.
Verso il largo del Golfo di Venezia, a partire da -30 m circa fino alla "middleline", troviamo una nuova zona di transizione formata in prevalenza ancora da sabbie, mescolate pero' a peliti.
Si e' voluta fare questa breve descrizione delle differenziazioni sedimentologiche del Golfo, unicamente per mostrare come vi sia una notevole varieta' di sedimenti in una zona in definitiva abbastanza circoscritta e di scarsa profondita'.



La presenza e la distribuzione delle Trezze sembra non essere assolutamente condizionata dal tipo di sedimento. A partire dal Golfo di Trieste verso l'area veneziana, troviamo una zona ben nota ai pescatori, al largo della Laguna di Marano, con profondita' variabili tra i -12.5 m ed i -20m. A sua volta quest'area e' stata suddivisa in due parti dette Trezza granda ad W della Laguna e Trezza piccola ad E, circa al traverso di Grado. Zone con Trezze sono state trovate praticamente in maniera disparata nel Golfo di Venezia, fino anche al traverso di Chioggia (Stefanon, Mozzi; 1973). In generale, come gia' accennato, il loro orientamento risulta perpendicolare alla costa. Spicca fra gli altri, per la sua altezza (una decina di metri), il cosiddetto Paneton o Monte Bianco situato a 45º26' Lat.N e 13º04' Long.E ad una profondita' di -24/-26 m.



Le ricerche sulla natura e le origini e l'eventuale provenienza delle trezze si sono moltiplicate in questi ultimi anni, soprattutto per gli studi condotti da ricercatori triestini e veneziani, che in generale concordano nel definire le Trezze, come affioramenti litologici, distinti in:
a) beachrocks; il cui termine e' stato per la prima volta utilizzato per l'Alto Adriatico da A. Stefanon, creando molteplici polemiche. Infatti la provenienza tecnica di questo nome e' piuttosto legata a Shepard (1967), che l'ha utilizzata per indicare rocce scarsamente coerenti formate da una serie di depositi paralleli;
b) reefs; indicate da Marocco (1989) come rocce organogene costituite da alghe calcaree (soprattutto rizomi di Lithotamnium) ed arenarie calcaree;
c) rocce costituite da un substrato clastico, ricoperto da una roccia organogena (Boldrin, 1979).
Non e' possibile naturalmente inquadrare e giustificare la presenza delle Trezze nel Golfo di Venezia, senza prima dare un inquadramento geologico della zona. A partire dalla regressione wurmiana, l'Alto Adriatico era formato da una piana di tipo fluvio-lacustre. Durante la successiva trasgressione flandriana, che fece sciogliere i ghiacci wurmiani, il mare invase questa pianura e si formarono cosi' via via delle spiagge con una ridistribuzione dei sedimenti. Quelli piu' grossolani, che provenivano dallo smantellamento dei cordoni litorali formarono le "sabbie di piattaforma". Permasero tuttavia dei resti dunari, in quanto l'azione del mare, benche' continua, non fu completamente distruttiva. Cosi' il mare giunse circa 6000 anni fa a 12 miglia da Venezia con una linea di riva a circa 25 m sotto il livello attuale del mare. Con la seconda ingressione marina, circa 2000 anni fa, si ebbe la formazione delle lagune di Venezia, Jesolo e Marano. Da questo momento inizia la sedimentazione dalla posizione deltizia attuale del Po.



Lo sviluppo delle Trezze dovrebbe essere pesantemente condizionato dalle caratteristiche idrodinamiche e meteomarine che agiscono in maniera notevole sui fondali (Stefanon, 1984). Esse, fra l'altro, dovrebbero far escludere un'ipotesi esclusivamente organogena, a causa di una sua impossibile costituzione su fondali mossi. Tuttavia l'eccezionalita' di fenomeni dinamici potrebbe giustificare la nascita in posto di substrati coerenti che potrebbero derivare da strutture idrografiche o da antiche linee di costa. Appare quindi ammissibile l'ipotesi della "beachrock", intesa sia come struttura continentale sia nella sua accezione etimologica (Marocco, 1989). Ma le concrezioni biogene sono generalmente relitte di antichi depositi. Ma perche' si trovano proprio in quelle zone? La loro distribuzione risulta casuale oppure no? Come mai si trovano generalmente dopo la fascia sabbiosa costiera o in quella limosa che giace al largo o in quella sabbiosa di piattaforma? E come mai c'e' un orientamento prevalente NW-SE?
La distribuzione delle Trezze e' evidentemente dovuta ad una variazione dei fondali, ampiamente dimostrata per l'Alto Adriatico dagli studi di Malanotte-Rizzoli et al. (1971) sull'erosione provocata dalle onde di scirocco. Risulta evidente che l'energia disponibile sul fondo durante le mareggiate e' sufficiente a muovere ed a risospendere tutti i materiali presenti. A cio' ovviamente si aggiunge il gioco della corrente principale che ha una direzione NE-SW parallela alla costa, ed alla formazione di controcorrenti costiere che agiscono in direzione opposta.



Queste cause potrebbero aver procurato la migrazione, oggi veramente sensibile, della Posidonia oceanica che ha lasciato sul fondo solo radici morte ed infeltrite (mattes), in cui l'erosione dovuta ai fenomeni sopraindicati, ha sottoscavato questo terreno, creando dei terrazzamenti e gradoni, in definitiva le zone delle Trezze.
Anche a causa di questi fenomeni, in ampi tratti, sono stati rinvenuti gusci di lamellibranchi, di gasteropodi e frammenti di conchiglie e detriti organogeni di disfacimento delle formazioni algali (Stefanon, 1979). La presenza di sedimenti organogeni impregnati di gas e' strettamente legata a quella macro-micro fossile relitta e sepolta da limi che agiscono da tappo. La quantita' di gas risulta comunque molto modesta e fa escludere ogni importanza economica.

Nella formazione delle trezze ha dunque fortemente influito la genesi e la morfologia nei suoi stadi temporali del Golfo di Venezia, che vengono individuati da terreni postglaciali recenti, costituiti da sedimenti organogeni posti su depositi fluviali, su fondi lagunari o su dune o barre litoranee. Il substrato risulta formato prevalentemente da flysch eocenici (sono state trovate argille azzurre, estremamente plastiche) che giacciono su calcari mesozoici (Marocco, 1988).
Fattori temporali e fondamentali quindi per giustificare la presenza delle Trezze nel Golfo di Venezia sono cosi' riassumibili:
a) la sedimentazione olocenica;
b) la trasgressione post-wurmiana con l'arretramento delle linee di riva;
c) la sedimentazione recente;
d) l'erosione dovuta a maree e correnti;
e) l'organogenesi e le vicende dell'habitat;
f) le influenze antropiche e meteorologiche.
Tali elementi si intersecano a formare un quadro complesso in cui ogni elemento riceve dall'altro spunti di chiarificazione e interferenze di complicazione.
Da tutto cio' si evince che le irregolarita' dei fondali che costituiscono le Trezze, e che furono in un primo momento ascritte esclusivamente al consolidamento di sollevamenti sabbiosi dovuto all' azione di organismi viventi, vennero poi attribuite anche alla presenza di strutture lapidee, confermate da successivi reperti. Oggi le Trezze appaiono in una forma regressiva, forse per l'aumentata torbidita' delle acque o per fenomeni di inquinamento, essendo soggette al generale infangamento dei fondali del Golfo di Venezia.


  • Bibliografia




         
    Se vi piace l'aurora puntate il mouse sulla conchiglia


    Gli AA. desiderano ringraziare i Proff. R. Marocco e G. Orel per la lettura critica, le correzioni e le puntualizzazioni sul manoscritto.




    First opening site: 04-12-1999
    Powered by Sergio Rossi




    Home

    e-mail me