Da dove provieni triscele potente, selvaggia, che ci ipnotizzi? Che cosa hai trascorso con questa fama da guerriera?

Le interpretazioni degli specialisti al riguardo della triscele sono state sempre molto varie e contrastate, e non saremo certo noi ad aver la pretesa di risolvere questo problema, ma sicuramente la triscele è ancora uno dei simboli più occulti della nostra umanità.

Il pensiero del linguaggio risorge, talvolta in modo quasi magico, tramite il disegno di simboli e ciò fin dall'inizio dei tempi, toccando i nostri sensi ben più che le stesse parole. Così avviene anche per la triscele rotatoria il cui nome greco "" significa a tre gambe, poichè composto da "tri" (tre) e "skelos" (gamba). Esso descrive uno dei simboli più antichi conosciuto dall'uomo. Si tratta di una strana figura mostruosa formata da tre gambe che partono da un centro comune in cui spesso appare la figura della Gorgone, figura che dovrebbe dimostrare la provenienza mediterranea; le gambe invece dovrebbero rappresentare la corsa nel senso di velocità

. C'è però concordanza nell'attribuire alla triscele soprattutto una simbologia religiosa orientale rappresentante il dio Baal o il sole, sotto forma di dio delle stagioni o la luna (la Dea Ecate triforme) con le gambe costituite da falci lunari. L'ipotesi di una derivazione fenicia è basata sul rinvenimento a Vaga (odierna Beja, Tunisia) su un monumento numidico dove la triscele sembra ben riferirsi a Baal, dio del tempo che scorre nella sua immagine stagionale trina.

Un rilievo in pietra nel cimitero di Naqsh-e-Rustam in Iran ci mostra l'investitura di Shapur I° (241-72 a.C.), dove si trova un alto dignitario della corte che porta quella che sembra una triscele sulla mitra.

Per i Greci, gli Etruschi ed i Romani, la triscele, disegnata sui caschi o sugli scudi, fu portata nei campi di battaglia e finanche nella tomba, in quanto fu trovata sulle urne cinerarie, È stata rinvenuta in Licia, Panfilia, Pisidia, Creta, Rodi , Macedonia, Tracia e Spagna. L'ipotesi di una derivazione greca sarebbe quella di terrificare i nemici per la presenza della Medusa e con la triscele quale simbolo di riconoscimento di determinati guerrieri. I Greci si servivano dei loro scudi con relativi simboli anche per riconoscersi nel bel mezzo dell'infuocata battaglia. Essi chiamarono queste effigi "" episema, poichè composto da "epi" (posto sopra) e "sema" (segno).
Gli Etruschi, grandi rivali dei Greci per il controllo del commercio nel Mediterraneo, si incontrarono spesso, subendo l'influenza culturale di questi ultimi. Questo è ampiamente testimoniato a tutti i livelli incluso l'apporto della triscele presente assai spesso sugli oggetti lavorati, fra cui i vasi.


Guerriero greco con triscele sullo scudo

Per i Celti invece era il simbolo dell'eternità e del rinnovamento della vita.
Dopo la sconfitta di Vercingetorige del 27 a.C. ad opera dei Romani, i Celti non batterono più moneta, ma continuarono ad utilizzare il simbolo della triscele nell'arte soprattutto nel Regno Unito e nell'Irlanda.
Desideriamo anche citare una lista archeologica che proviene dall'Istituto Orientale dell'Università di Chicago, dove l'origine di questo simbolo è attribuito al culto di Mithra.


Falera d'argento celtica con triscele
I° sec. a. C.

Il popolo della Licia la scelse come emblema nazionale, riflesso della loro fierezza d'indipendenza e del loro potere anche guerresco. L'emissione di Mithrapata (IV° a.C.) mostra, per la prima volta nella storia della moneta, l'effigie di un Sovrano con dietro alla sua testa la triscele. In altre occasioni, la triscele della Licia accompagna la Dea Atena. Si dice che questo popolo abbia adottato questo simbolo in seguito ad influenze assire, ma la sua origine, come già detto, rimane misteriosa, perduta nell'ombra del tempo. Al riguardo di questo simbolo, è anche possibile che a loro volta i Lici fossero poi gli ispiratori dei Greci che lo presentarono insieme ad Apollo, chiamandolo Triskeles. Lo si ritrova raffigurato sui loro scudi e al rovescio, sulle monete raffiguranti Demetra, sua figlia Persefone, Nike, Pegaso ed altri.

Vi è anche l'ipotesi di un'origine minoica basata sul ritrovamento nei pressi di Agrigento di una ceramica arcaica con una triscele umanizzata senza la medusa. La fattura del vaso è stata fatta risalire al VII° sec. a. C.; risulterebbe pertanto essere la prima triscele di qualsiasi ritrovamento fatto finora.

Nel III° sec.a.C. il simbolo continuò il suo cammino fino a raggiungere la Sicilia, che lo mantenne e lo mantiene fino ai nostri giorni quale emblema regionale. In età romana per$ograve; il simbolo perse completamente il suo originario valore religioso, per assumere soltanto quello geografico di raffigurazione simbolica della Sicilia con la testa gorgonica adorna di spighe indicante la fertilità dell'Isola. Fu Plinio stesso ad attribuire la triscele come rappresentante della Sicilia per la sua forma triangolare proponendo una gamba per ognuna delle tre direzioni e le tre gambe mostranti i tre vertici dell'Isola. Si chiamò anche Triquetra (da cui Trinacria), caratterizzata appunto dai tre promontori di Pachino, di Peloro e di Lilibeo. In Sicilia la triscele acquistò un valore sacrale e dato il suo valore apotropaico, fu trasformata in una sorta di talismano. Ma non c'è da meravigliarsi che la triscele sia presente in Sicilia, perchè i primi greci vi si stabilirono fin dal 735 a.C. e Palermo fu fondata dai Fenici passando quindi sotto la dominazione romana a partire dal 135 a.C. La triscele potrebbe essere poi connessa ai Normanni di Sicilia e successivamente esportata in Irlanda e dintorni. Questa è tuttavia un'ipotesi ancora da verificare.



Moneta cartacea dell'Isola di Man

E forse questa relazione ha interessato anche l'Isola di Man a partire dal XIV° sec. fino ad oggi , dove essa è presente anche sulle monete cartacee e fa parte della bandiera nazionale fin dal XIII° secolo, andando a sostituire il vascello, antico simbolo dei Re scandinavi. Si crede che l'introduzione del simbolo della triscele possa essere avvenuto tra il 1266 - 1286, quando Alessandro III° di Scozia era Re di Man e delle Isole e la cui moglie era sorella della Regina di Sicilia.

La triscele fu anche utilizzata come emblema dai Vichinghi, anche se non la coniarono sulle loro monete come i Celti. La portarono piuttosto sotto forma di amuleti e di gioielli emblematici del loro dio Sole Frey. Alcuni specialisti la attribuirono anche al loro dio Thor, ma la maggior parte accetta la prima ipotesi e la fa partire dal 135 a.C. Esiste tuttavia anche un simbolo che si avvicina alla triscele e che è attribuito al Dio Odino.

La triscele è presente negli stemmi di Casati stranieri come gli Stuart di Albany (per il dominio anche sull'Isola di Man), i Drocomir di Polonia, i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca ed anche il Re di Napoli Gioacchino Murat, che la inquartò nel suo stemma.

Dotata di un magnetismo così duraturo, il Papa Urbano VIII° ne proibì la rappresentazione tanto il simbolo era vicino a quello della Santa Trinità: pertanto molte importanti testimonianze sul suo decorso risultano scomparse.






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