Allo sfortunato imperatore Treboniano Gallo la storia riservò un compito sovrumano, quello di comandare Roma in un periodo sciaguratissimo nel quale l’Impero sembrò dissolversi e che costituisce il prodromo più eclatante del successivo declino. Si tratta del periodo intorno alla metà del terzo secolo (251-253), un periodo poco descritto dagli storici, e relativamente poco noto, ma molto interessante. Due fattori destabilizzanti operarono congiuntamente: le invasioni barbariche e la peste. La peste imperversò per quasi dieci anni e comportò la morte di quasi un terzo della popolazione europea. Si dice che a Roma, all’apice del contagio, morissero cinquemila persone al giorno. Dati analoghi sono confermati dai registri tenuti in Alessandria per le distribuzioni del grano. Il calo demografico, per una società non tecnologica, è forse la minaccia più temibile per la sopravvivenza dello stato e contribuì non poco allo sfascio dell’Impero.


Busto di Treboniano Gallo
Roma, Museo Vaticano, Museo Gregoriano-etrusco

Poco si sa di Treboniano Gallo (Gaius Vibius Trebonianus Gallus) prima che diventasse imperatore, se non che proveniva da una famiglia Etrusca e che era un alto esponente della classe senatoriale italica. Pare sia nato intorno all’anno 206 a Perugia (da lui chiamata Vibia Augusta Perusia). Sposò Afinia Gemina Baebiana da cui ebbe due figli: Gaio Vibio Volusiano e Vibia Galla. Pare abbia percorso un politico normale, fu Console nel 245, nel 250 fu nominato Governatore della Mesia dall’Imperatore Traiano Decio.

Nel 250 Cniva, re dei Goti invase le regioni della Dacia e della Pannonia mettendole a ferro e fuoco. L’Imperatore Traiano Decio accorse in difesa della frontiera. A Treboniano Gallo spettava il compito di comandare un corpo militare separato. Ma Cniva non era un barbaro qualunque, era scaltro, muoveva i suoi uomini con avvedutezza e tendeva micidiali imboscate. Treboniano mancò ad un intervento col suo Imperatore, o forse fu impossibilitato dalle manovre del nemico a pervenirvi. Cniva fece in modo di incontrare Decio in una landa paludosa vicino ad Abutto, Mesia (attuale Rargrad, Bulgaria) il 10 ottobre 251.
La battaglia iniziò subito sotto i peggiori auspici con la morte del figlio dell’Imperatore Herennio ad opera di un dardo. Decio arringò le truppe ricordando che la fine di un uomo non deve mettere a repentaglio le sorti della Repubblica. Le truppe, nonostante il nefasto presagio, si gettarono quindi all’assalto. L’astuto Cniva finse di cedere all’avanzata dei romani ed attirò le legioni in un terreno paludoso. Qui Cniva ordinò una pesante controffensiva ed attaccò ferocemente i soldati romani che, appesantiti dalle armature, non riuscivano a combattere nel terreno cedevole. I barbari invece, alti e dotati di lunghe lance, ebbero buon gioco nello scontro. A sera fu compiuto un massacro. I romani furono sterminati. Traiano Decio seguì il figlio nell’Ade e il suo corpo non venne mai ritrovato. Ancora adesso la zona della battaglia è oggetto di ritrovamento di monete, segno inequivocabile di una grande strage. Secondo gli storici Zosimo ed Eusebio, Treboniano cospirò con i Goti o deliberatamente ritardò il suo intervento, sperando nella disfatta del suo imperatore. Tuttavia non ci sono prove di tale tradimento, reso meno probabile dal successivo comportamento di Treboniano nei confronti della famiglia di Decio.

Il secondo corpo di spedizione romano innalzò al trono Treboniano Gallo, che dovette subito venire a patti con i barbari per non essere a sua volta annientato. L’Imperatore, per avere salva la vita sua e quella dei suoi soldati, firmò un trattato umiliante con il quale l’Impero Romano si impegnava a versare onerosi tributi ai barbari. Era la prima volta che ciò accadeva e purtroppo sarebbe avvenuto numerose volte nei secoli successivi.
Comperata una pace ignominiosa, Treboniano ritornò a Roma e riuscì comunque a ratificare dal Senato la sua nomina alla massima carica dello Stato. A Roma trovò la peste e di lui si ricorda che garantì la cremazione dei corpi di coloro che non avevano i soldi per adeguati funerali. Nel segno della continuità con il suo predecessore, vi fu un riaccendersi della persecuzione contro i cristiani, affievolitasi durante l’assenza di Decio dalla Capitale.
Secondo Gibbon a Roma i fedeli in quegli anni potrebbero essere stati circa 50.000. Si ricorda l’imprigionamento di papa Cornelio nel 252, poi esiliato a Centocelle ove trovò la morte nel 253. La stessa sorte toccò a S.Lucio Papa (253-254), esiliato in località sconosciuta Differentemente da molti suoi predecessori, ebbe un inusuale rispetto per la famiglia di Traiano Decio. Il figlio supersite Ostiliano venne mantenuto nella carica di Cesare e la moglie Herennia Etruscilla, rimase Augusta, nonostante Baebiana fosse probabilmente ancora viva. Solo dopo la morte per peste di Ostiliano, Treboniano associò all’impero il giovane figlio Volusiano.

Treboniano non lasciò certo il segno nel suo anno e mezzo di impero, ma sarebbe stato difficile per chiunque in un simile frangente. Nel 252 i Persiani, comandati da Sapore I, superarono le frontiere e batterono la guarnigione romana nella battaglia di Barbalisso. Treboniano non potè fare nulla per contrastare l’avanzata di questi nuovi nemici che in breve occuparono la Siria e l’Armenia e l’importante città di Antiochia. Lo stesso anno i Goti, contravvenendo al trattato, invasero nuovamente la Mesia. L’esercito romano, sotto il comando del generale Emiliano, Governatore della Mesia, stavolta sgominò i barbari. Questa vittoria fu fatale a Treboniano. I legionari, ingigantita la vittoria, acclamarono Emiliano imperatore e mossero verso l’Italia.


L'Impero romano nel III° secolo

Treboniamo, con l’appoggio del Senato richiamò un altro generale, Valeriano, poi futuro Imperatore, in suo aiuto e si preparò a resistere con le poche truppe disponibili vicino a Terni. All’arrivo di Emiliano i soldati dell’Imperatore, vistisi sicuramente sconfitti da forze soverchianti, risparmiarono a Roma un’ inutile guerra civile e defezionarono.
Della fine di Treboniano non sappiamo nulla di preciso, ma lo immaginiamo cercare con i soldati infuriati un improbabile accordo, poi vistosi finito, sacrificare la propria vita nel tentativo disperato di salvare il giovane Volusiano. Ma i pretoriani non gli usarono il riguardo che lui ebbe per la famiglia del suo predecessore. Come unica amara consolazione la storia gli concesse che il suo avversario Emiliano, dopo meno di due mesi, conobbe la medesima fine per mano dei suoi stessi soldati.
Negli anni seguenti la crisi dell’Impero portò ad un suo temporaneo smembramento, con regni indipendenti in varie provincie, fino all’opera riunificatrice di Claudio il Gotico e di Aureliano (268-275) che posero fine all’acuta crisi dell’Impero Romano.



Cronistoria pre & post Treboniano Gallo (244-275 d.C.)

Filippo "l’Arabo" (244-249)
244: Filippo compra con 500 mila monete d’oro la pace con i Persiani. Gli Alamanni devastano l’Alsazia
245-247: Filippo combatte in Dacia contro i Goti, i Vandali Asdingi e i Bastarni
248: A Roma si festeggia il primo millenario dell’Urbe. I Goti e i Vandali saccheggiano la Mesia e la Tracia
249: Il governatore della Pannonia Decio, vittorioso sui Goti sul Danubio, è acclamato imperatore dai suoi soldati
Decio (249-251)
249: Decio penetra in Italia e, nei pressi di Verona, sconfigge Filippo che muore in battaglia
250: Mentre la a peste si diffonde nell’Impero e i Goti penetrano nella penisola balcanica e occupano Filippopoli, Decio pretende da tutti i cittadini l’attestato di aver reso omaggio agli dei di Roma e all’imperatore: ne scaturisce la prima persecuzione contro i cristiani
251: Decio è sconfitto e ucciso dai Goti nella battaglia di Abritto. I resti dell’esercito acclamano Imperatore il governatore della Mesia Treboniano Gallo
Treboniano Gallo (251-253)
251: Treboniano compra la pace con i Goti, ai quali concede anche un sussidio annuale
252: Riprende la persecuzione contro i cristiani
253: Il governatore della Mesia, Emiliano, sconfitti i Goti della Crimea e i Burgundi sul Danubio, è acclamato imperatore dall’esercito
Emiliano (253)
253: Emiliano scende in Italia e sconfigge Treboniano Gallo a Terni. In Rezia viene acclamato Imperatore il senatore Valeriano, il quale varca a sua volta le Alpi. Al sopraggiungere di Valeriano, Emiliano è ucciso a Spoleto dai propri soldati
Valeriano (253-260) Imperatore d'Oriente
Gallieno (253-268), figlio di Valeriano, Imperatore d'Occidente
254-259: Gallieno si trattiene sul fronte renano. I Goti devastano le regioni dell’Asia Minore giungendo fino a Trapezunte
257: Valeriano decreta la persecuzione dei cristiani (divieto di riunioni religiose, confische, deportazione e condanna capitale dei cristiani che occupavano posizioni di rilievo). Bande di Franchi entrano in Gallia e attraverso la penisola iberica arrivano in Mauretania
260: Valeriano è sconfitto e catturato ad Edessa dal re dei Persiani, Sapore I. Galerio revoca la persecuzione contro i cristiani
260-274: Le province galliche si staccano dall’Impero
262-270: Le province orientali passano sotto il controllo del re arabo della città di Palmira, Odenato. Alla sua morte (266) sua moglie Zenobia assume il controllo del regno
267: Irruzioni per terra e per mare degli Eruli e dei Goti nell’Egeo. L’usurpatore Aureolo, sconfitto da Gallieno sull’Adda, si chiude a Milano
268: Invasione gotica dell’Asia Minore e dei Balcani. Gallieno è ucciso in una congiura di palazzo in cui ebbe parte il suo braccio destro Claudio
Claudio "il Gotico" (268-270)
268: Claudio, acclamato imperatore, costringe alla resa ed elimina l’usurpatore Aureolo
269: Claudio infligge una dura sconfitta ai Goti a Naissus. Gli Alamanni penetrano nella Rezia
270: Claudio muore di peste a Sirmium. Quintillo, suo fratello, che si trovava ad Aquileia a difesa dell’Italia, è proclamato Imperatore con il placito del Senato. Gli eserciti acclamano però Imperatore Aureliano
Aureliano (270-275)
270: Aureliano vince i Vandali che avevano saccheggiato la Pannonia
270-271: L’imperatore sconfigge a più riprese tra Fano e Pavia gli Iutungi, gli Alamanni e i Marcomanni che, invasa la Rezia e penetrati in Italia, lo avevano vinto nei pressi di Piacenza
271: A Roma ha inizio la costruzione delle mura aureliane
272: Aureliano sconfigge Zenobia, la regina di Palmira, e riconquista le province orientali
273: Dopo aver respinto un’incursione degli Alamanni, Aureliano pone fine all’Imperium Galliarum e riconquista le province galliche
274: Viene realizzata una riforma monetaria che prevede l’emissione di una nuova moneta. A Roma viene edificato il tempio del Sole, dio ispiratore e protettore dell’Augusto. La Dacia viene evacuata e il confine dell’Impero è riportato sul Danubio
275: Aureliano cade vittima a Perinto di una congiura mentre progetta una spedizione contro i Persiani.L’esercito affida al Senato la scelta del nuovo Imperatore