PREMESSA

L'origine della nazione serba. Gli stati di Rascia (o Raska) e Zeta

Il territorio dell’attuale Serbia fece parte anticamente della regione dell’Illiria; conquistato dai romani nel 44 d.C., divenne provincia dell’impero. Intorno al III secolo i goti compirono incursioni nella regione che, dopo il 395, divenne parte dell’impero bizantino. Tra il VI e il VII secolo i serbi, una popolazione slava proveniente dalla Galizia, si stanziarono soprattutto nella regione a ovest della Morava e cercarono alleanze con i bizantini.

Organizzati in piccoli principati guidati da uno zupan, subirono, tra ilVII e il XII secolo, il dominio dei grandi imperi vicini: prima quello bizantino, poi quello bulgaro di Simeone, poi nuovamente quello bizantino. Durante questo periodo iniziarono a emergere due entità nazionali: la Zeta, all’origine del Montenegro, e la Rascia (o Raska), dalla quale sarebbe nata la Serbia. Entrambe subirono l’influenza politica, culturale e religiosa dell’impero bizantino e, grazie all’attività missionaria di Cirillo e Metodio, videro la diffusione del cristianesimo e dell’alfabeto cirillico.

Entro la fine del IX secolo la nazione serba si era convertita interamente al Cristianesimo.

I Serbi faticarono a raggiungere un'unità politica nazionale durante i secoli del Medioevo. La nazione era infatti divisa in numerosi tribù, alcune volte unite fra loro, ma molto spesso indipendenti l'una dall'altra. Ciascuna comunità era guidata da un principe o župan. Spesso lo župan più potente riusciva ad assoggettare i suoi vicini più deboli, assumendo il titolo di veliki župan.

Alcuni fra i principali stati serbi medievali erano: Doclea (Zeta, regione del Montenegro), Zaclumia (l'attuale Erzegovina, con la città di Ragusa), Travunia (Trebinje, parte ora della Croazia e della Bosnia), Pagania (oggi corrisponde alla Dalmazia e alle isole croate dell'Adriatico), Bosna (Bosnia) e Rascia (ora corrispondente al Kosovo e Metochia e al Sangiaccato).

Gli stati più potenti erano però due: uno posto a occidente e sulla costa adriatica, Zeta, uno più ad oriente, la Rascia. La supremazia politica all'interno della nazione serba si alternò, fino al 1169, fra questi due centri.

Nella regione di Zeta riuscì a strutturarsi uno stato ben organizzato nell'XI secolo con il re Mihailo I Vojislav, che venne incoronato re dei Serbi da papa Gregorio VII nel 1077. Nell'XI e nel XII secolo i Serbi potevano infatti essere sia cattolici che ortodossi. Il re Mihailo ottenne inoltre dal papa il titolo di arcivescovo di Antivari, sulla costa montenegrina: con quest'atto i Serbi conseguivano un'indipendenza anche sul piano religioso. Il figlio di Mihailo, Costantino Bodin, rivendicò il trono nel 1080 e governò la nazione fino alla morte nel 1101.

Dopo la morte di Bodin, lo stato di Rascia emerse come il più forte e prese in seguito il nome stesso di Serbia.

Le monete che qui mostriamo sono prevalentemente dei grossi o demi in Ag,imitazioni dei matapan o dei grossi veneziani.


LA STORIA MEDIEVALE

La dinastia dei Nemanjić

I serbi furono unificati a opera di Stefan Nemanja, che intorno al 1168 fondò sul territorio della Rascia il regno di Serbia. Sul pianointernazionale, Stefan Nemanja godette per un certo periodo dell'appoggio dei Bizantini, ma in seguito egli stesso si oppose spesso all'autorità imperiale. Il veliki župan riuscì a espandere lo stato di Rascia verso ovest, annettendo il litorale adriatico e la regione di Zeta. Assieme alle campagne militari e all'attività di governo della nazione, che egli rese un Regno unitario; inoltre Stefan si dedicò intensamente alla costruzione di nuovi monasteri. Fra questi si possono ricordare quelli di Djurdjevi Stupovi e di Studenica nella regione di Rascia ed il monastero di Hilandar sul Monte Athos.

A Stefan Nemanja succedette il figlio secondogenito Stefan I, conosciuto anche come Stefan Prvovenčani. Al primogenito, Vukan, venne invece affidato il controllo della regione di Zeta.



Infine il figlio più giovane di Stefan Nemanja, Rastko, divenne un monaco nel monastero del Monte Athos e prese il nome di Sava. Divenne il primo arcivescovo e primate ortodosso serbo nel 1219. E' il più importante santo della tradizione serba, patrono dell'educazione e della medicina.

Durante il regno del fratello (1196-1227) venne creata una Chiesa ortodossa serba autocefala e la religione ortodossa diventò religione di stato.

Stefan Prvovenčani, venne incoronato re di Serbia dal papa Onorio III nel 1217. La successiva generazione di sovrani serbi - i figli di Stefan Prvovenčani - Radoslav, Vladislav e Uroš I, segnarono un periodo di stagnazione per lo stato serbo. Tutti e tre i re furono più o meno in condizione di dipendenza rispetto ad una delle grandi potenze che attorniavano la Serbia medievale, l'Impero Bizantino, la Bulgaria e l'Ungheria. I legami con l'Ungheria furono fondamentali per la successione al trono del figlio di Uroš, Dragutin, in quanto egli sposò una principessa ungherese. In seguito, quando Dragutin abdicò in favore del fratello minore Milutin (1282), il re ungherese Ladislao IV donò al sovrano serbo un territorio nel nord-est della Bosnia (la regione di Mačva) e la città di Belgrado, mentre egli stesso si sforzò di ampliare il Regno conquistando e annettendo territori nella Serbia nord-orientale.

La Serbia si espanse gradualmente fino a comprendere, sotto l’impero di Stefan IX Dušan (1331-1355), gran parte dell’odierno territorio di Serbia, Montenegro, Albania e Grecia. L’impero “dei serbi e dei greci” visse un periodo di stabilità e di sviluppo; vi fiorirono le arti e furono codificati leggi e statuti. Alla morte di Stefano Dušan scoppiò la lotta tra i nobili, che portò a una veloce disgregazione dello stato.






L'Impero di Stefan Dušan

Il Regno di Stefan Dušan è spesso ricordato come l'epoca più gloriosa dell'intera storia serba. Anche grazie all'estensione e al consolidamento delle frontiere da parte dei primi Nemanjić, Stefan Dušan, grande condottiero, poté impegnarsi in un'audace politica estera e al tempo stesso garantire lo sviluppo economico del Paese.



La Serbia medievale, pur essendo uno stato profondamente agricolo, era infatti uno dei pochi stati a non praticare il sistema feudale.

Stefan Dušan fece redigere il Dusanov Zakonik (Codice di Dusan, 1349) un importante documento giuridico unico fra gli stati europei contemporanei. Esso comprendeva infatti più di duecento articoli, con la trattazione delle leggi tradizionali non scritte ma anche il diritto ecclesiastico e elementi di diritto pubblico che lo prefigurano come una antica legge costituzionale. Lo tzar Dušan aprì nuove strade per il commercio, riutilizzando e ampliando anche le antiche strade romane che attraversavano i Balcani, facendo trasportare metalli, bestiame, legno, lana, pelli e altro genere di materiali.



Incoronazione di Stefan Dusan, Skopje Pasqua 1346

Dušan raddoppiò inoltre le dimensioni del Regno di Serbia, conquistando territori verso sud ed est, a scapito dell'Impero Bizantino. I territori conquistati comprendevano l'intera Grecia, con l'esclusione del Peloponneso e delle isole. La Bulgaria, sconfitta nel 1330, era divenuta una dipendenza del re serbo. Dopo aver conquistato la città di Ser, egli venne incoronato a Skopje il giorno di Pasqua del 1346 imperatore dei Serbi e dei Greci, titolo poi modificato in imperatore e autocrate dei Serbi, dei Greci, dei Bulgari e degli Albanesi. Nel periodo immediatamente precedente alla sua improvvisa morte (avvenuta, si ipotizza per avvelenamento, nel 1355 all'età di 47 anni), Stefan Dušan tentò di aiutare il papa nell'organizzazione di una crociata contro i Turchi.



A Stefan Dušan succedette il figlio Uroš, detto il Debole, un termine che del resto può ben indicare la condizione dell'intero Regno, che lentamente scivolava verso la disgregazione e l'anarchia. In questo iniziò ad emergere del resto una nuova minaccia: l'impero ottomano, che lentamente sconfisse i bizantini ed iniziò ad espandersi verso l'Europa sud-orientale.



La battaglia della Piana dei Merli

Durante il regno di Uroš, due fra i più potenti baroni dell'Impero Serbo, i fratelli Mrnjavcević, organizzarono una lega per respingere l'invasione turca dell'Europa. Essi riuscirono infatti a penetrare nel territorio turco nel 1371 e cercarono più volte di attaccare il nemico, ma dimostrarono eccessiva tracotanza e sicurezza nelle proprie forze. Allestirono infatti il loro campo a Černomjan, vicino al fiume Marica, nell'odierna Bulgaria, abbandonandosi ai festeggiamenti e ubriacandosi. Nel corso della notte, un distaccamento delle truppe turche attaccò i cavalieri serbi ubriachi, respingendoli dentro il fiume. La gran parte di loro annegò o venne uccisa e di conseguenza venne persa gran parte delle forze serbe che i fratelli Mrnjavcević avevano condotto verso sud-est.



Gli Ottomani sconfissero l'esercito serbo in due battaglie cruciali: sulle rive del fiume Marizza nel 1371, dove furono appunto battute le forze dei principi Mrnjavcević di Macedonia, ma soprattutto nella piana di Kosovo Polije (1389), dove le truppe comandate dal principe Lazar Hrebljanović - il più forte nobile dell'intera Serbia del tempo - riuscirono ad uccidere il sultano Murad I ma subirono in seguito una sconfitta, dovuta (secondo la tradizione popolare) alla leggendaria partenza improvvisa delle truppe del traditore Branković, genero di Lazar.



Lazar Hreblijanović, che si accontentò del titolo di knez, principe, e non rivendicò quello di imperatore, aveva organizzato la resistenza ai Turchi, formando una lega panserba con Trvtko di Bosnia. Lo scontro decisivo tra musulmani e cristiani avvenne il 16 giugno 1389 nel campo di Kosovo Polje, la Piana dei Merli. L'esercito guidato da Lazar, all'interno del quale combattevano uniti Serbi, Croati, Albanesi e Bulgari, venne sconfitto dai Turchi, determinando il crollo dell'Impero Serbo. Questo episodio segnò la coscienza nazionale serba, ispirando diversi cicli di poesia epica popolare, tra i più famosi d'Europa, basati sulla triste storia dei cavalieri cristiani. In Serbia l'anniversario della battaglia è celebrato ogni anno nel giorno di San Vito (Vidovdan, 28 giugno).



La battaglia del delineò il destino dello stato serbo, poiché dopo di essa non ci fu più la forza e l'organizzazione in Serbia per fronteggiare la forza degli Ottomani. Ci fu un instabile periodo segnato dal governo del figlio del principe Lazar, il despota Stefan Lazarević - un cavaliere al tempo stesso poeta e condottiero militare - e dal cugino Đurađ Branković, che spostò la capitale dello stato verso nord, nella nuova città fortificata di Smederevo.

Nel frattempo i Turchi continuavano la loro conquista e la loro penetrazione nel territorio serbo e nel 1459 la stessa capitale Smederevo venne espugnata. Gli unici territori serbi liberi dall'occupazione turca erano dunque le regioni di Zeta e di Bosnia, che caddero però nel 1496. Le regioni che ora formano la Serbia rimasero all'interno dell'Impero Ottomano per i due secoli successivi.

CONCLUSIONE

La dominazione turca e l'emigrazione in Vojvodina

Dal XIV secolo un numero crescente di Serbi migrò dalle regioni meridionali, occupate dai Turchi, verso nord, nel territorio ora noto come Voivodina, che era compreso al tempo nel Regno d'Ungheria. I re ungheresi incoraggiarono l'immigrazione di Serbi in quelle regioni, e impiegarono una buona parte di essi come soldati e guardie di confine. Perciò la percentuale di Serbi nella zona crebbe significativamente in poco tempo. Durante la guerra tra l'Impero Ottomano e l'Ungheria, la popolazione serba stabilitasi nella zona tentò di ricostituire le strutture dello stato serbo.





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