La città di Ragusa fu fondata nel VII° secolo in modo analogo a Venezia: i profughi della romana Salona ed Epidauro, già antica colonia greca, per sfuggire alle invasioni slave, si trasferirono su un'isola ai piedi del Monte di S. Sergio, e qui costruirono la nuova città, che rimase autonoma pur sotto la sovranità dell'impero bizantino.
Nell' XI° sec. oltre ai bizantini se la contesero anche Normanni delle Puglie e Veneziani. Questi ultimi l'annetterono ai loro domini nel corso della IVª Crociata e la rinforzarono per difenderla dell'avanzata dei Serbi verso il mare (1205). Venezia impose a Ragusa un governo aristocratico simile al proprio e vi esercitò la sua sovranità mediante un rappresentante del Doge (Governo di Conti). La sovranità veneziana durò fino al 1358.
Quando, nel 1358, Venezia perdette la costa orientale dell'Adriatico con la pace di Zara, Ragusa riconobbe la sovranità del re Luigi il Grande d'Ungheria, ma meno di mezzo secolo dopo, durante il regno di Sigismondo, riuscì pacificamente a rendersi indipendente dall'Ungheria, pur restandone vassallo. Evitò al tempo stesso nel 1403 una restaurazione di Venezia.
La città volle allora la sua Costituzione come una repubblica aristocratica: solo la nobiltà dirigeva la politica estera e interna, mediante un Consiglio Maggiore ed uno Minore; il potere esecutivo era affidato ad un magistrato elettivo "Knez", simile al Doge veneziano.


Ragusa e l'isola prospiciente

Nel corso del XIII° e XIV° sec., mentre i Turchi Ottomani conquistavano l'Oriente mediterraneo e la penisola balcanica, Ragusa, repubblica indipendente, divenne meta di una forte immigrazione di elementi slavi, dediti al commercio, che finirono col partecipare, insieme con l'aristocrazia locale, all'amministrazione della città. In questo periodo Ragusa fu munita di robuste mura e fortificazioni. Vi fu pure una larga immigrazione di commercianti stranieri, in particolare fiorentini e catalani, i quali stabilirono colonie nei dintorni, in sostituzione di quelle perdute nell'area bizantina, incrementando un'attività commerciale già da tempo fiorente tra i Balcani e l'Europa occidentale. Oggetto dei commerci, oltre agli schiavi e al sale, divennero allora i metalli come argento, rame, piombo e, tra il 1420 e il 1430, il cinabro, appena scoperto. Da questo periodo nacque anche il detto "raguseo" nel senso di mercante, soprattutto nel senso spregiativo di strozzino, usuraio. Insieme con l'economia, e la ricchezza, si svilupparono nella Ragusa quattrocentesca e cinquecentesca anche la cultura e le arti.
Dopo la vittoria dei Turchi sugli Ungheresi a Mohàcs (1526), la Repubblica si adattò a rendersi tributaria del Sultano, conservando così la propria autonomia. L'abbandono dell'Ungheria del 1526 permise alla Ragusa liberata di diventare una potenza del Mediterraneo e centro nello sviluppo della letteratura e delle arti.
Posta ai margini dell'Impero ottomano, così come Venezia, fino al XIII° sec. era stata ai margini dell'Impero bizantino, Ragusa divenne uno dei più importanti centri economico-culturali tra l'Oriente e l'Occidente, dotata di una potente flotta, le cui unità percorrevano il Mediterraneo e l'Atlantico.
I secoli d'oro della Repubblica, che conservò il suo regime aristocratico nonostante le pressioni di una numerosa e potente borghesia, furono il XVI° e il XVII°.


La città di Ragusa

Dopo questo periodo di grande importanza, Ragusa incominciò il suo declino causato sia dalla scoperta dell'America, che ridusse l'importanza dei porti del Mediterraneo, ma soprattutto da un terribile terremoto il 6 aprile 1667, che la distrusse quasi completamente e ne dimezzò la popolazione. La città fu riedificata a spese del Papa e del Re di Francia e d'Inghilterra, ma ora con una forte crescita degli elementi slavi, sopravvisse come repubblica cittadina, ordinata secondo le sue tradizioni. La sua sopravvivenza, in un' Europa di grandi Stati territoriali, divenne però sempre più anacronistica, così come pure quella di Venezia.
Nel 1806, incalzata da Russi e Francesi, si diede a questi ultimi, ed il Maresciallo di Napoleone, Marmont, creato Governatore delle province Illiriche e Duca di Ragusa (1808), abolì la sua Costituzione e la unì ai possessi veneziani occupati dai Francesi in Dalmazia, lasciandole qualche margine di autonomia. Anche questo le fu tolto con la successiva annessione alle Province Illiriche (1809).
Col trattato di Vienna (1815) fu poi assegnata all'Austria, che la mantenne fino al 1918, quando la città passò al nuovo Stato di Jugoslavia, con il nome slavo di Dubrovnik.
Dal 1941 al 1945 fece parte dell'effimero Regno di Croazia, voluto dal fascismo che ne elesse a Re il Principe Sabaudo Aimone di Spoleto.
Dopo la seconda Guerra Mondiale, entrata a far parte della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, divenne capoluogo di dipartimento, riprendendo il nome croato di Dubrovnik.
Dubrovnik è detta oggi “la Firenze dalmata” per la ricchezza dei suoi monumenti, per essere stata la culla dell'arte, della poesia e del teatro. Essa è tuttora considerata il centro della letteratura serbo-croata. e della cultura per i suoi Musei (storico, archeologico, marittimo, etnografico).
L'aspetto di Ragusa, più che veneto come quello delle altre città dalmate è oggi semmai, più genericamente italiano. La città vecchia, distrutta dal terremoto del 1667, fu ricostruita secondo un piano regolatore, con strade parallele intersecantisi col rettilineo corso principale, lo Stradun (Placa), che divide in due parti la città, racchiusa fin dal XIII° sec. da una cinta di mura rimaneggiate nei secoli successivi e rafforzate da fortezze (Sveti Ivan, Lovrijenac).


Ragusa austriaca

Attorno alla grande piazza, in cui sbocca lo Stradun, sorgono i più significativi monumenti cittadini: troviamo la Fontana d'Onofrio, opera quattrocentesca di "Mastro Onofrio Napoletano"; il portale gotico-veneziano della chiesa di San Francesco; la chiesa dei domenicani (XIV°- XV° sec.) con il bel chiostro decorato di sculture; la chiesa barocca di Sveti Vlaho (San Biagio), patrono della città, progettata in stile barocco dal veneziano Marino Groppello; la Zecca rinascimentale nella parte inferiore e goticheggiante in quella superiore; il Palazzo del Rettore, eretto da Onofrio, poi parzialmente ricostruito dal fiorentino Michelozzo ed infine compiuto da Mastro Giorgio da Sebenico; la Cattedrale costruita in forme barocche sul luogo della preesistente chiesa romanica (XII sec.) e la chiesa dei Gesuiti edificata su progetto di A. Pozzo (1699-1725). Racchiudono l'antica città le poderose fortificazioni: le fortezze di Revellino, Mincetta e Santa Margherita.
Fuori le mura, lungo la costa, si estende la città moderna, con il quartiere occidentale di Pile, il porto di Gravosa (Gruz), e il quartiere orientale residenziale di Ploce.
Si desidera infine ricordare alcuni dei personaggi più importanti di Ragusa:
Baglivi 1668-1707, stimato medico italiano che insegnò alla sapienza di Roma e Boscovich 1711-1787, matematico, fisico, diplomatico che fondò a Milano l'osservatorio astronomico di Brera.
Un contributo notevole alla letteratura serbo-croata fu dato da Ragusa e dall'intera regione dalmata, che risentì degli influssi italiani, cui si ispirarono poeti come Giorgio Sisgoreo (1440-1509) ed Elio Cerva (1460 circa - 1520) che, come molti altri, si espressero anche in italiano. La letteratura ragusea fu rappresentata da tutti i generi allora in voga: la poesia amorosa di stile trovadorico con Sigismondo Menze 1457-1527 e Giorgio Darsa 1461-1501, il teatro e la poesia filosofica con Mauro Vetrani 1482-1576. Con Marino Darsa (1507- 1567), tipico scrittore del Rinascimento, questa letteratura raggiunse il suo apogeo.
Alla fine del XVI° sec., la poesia amorosa, improntata allo stile del Petrarca e del Bembo, trovò l'interprete più originale in Dominko Zlataric (1555 circa - 1609), mentre l'alto livello di una letteratura d'ispirazione religiosa e patriottica, fiorita con la Controriforma, si concretò nella ricca personalità di Giovanni Gondola 1589-1638.
Nel XVII° sec. ebbe inizio una lenta decadenza della vita culturale ragusea e dopo il 1808 la letteratura si fuse con quella croata, anche se Ragusa fu sempre il centro che diede maggiore impulso alla vita letteraria della Dalmazia. (modificato da Rizzoli&Larousse 2000).