Sia gli storici che i numismatici affermano che le monete sono dei preziosi testimoni degli avvenimenti storici. Bisogna riconoscere infatti che il loro scopo è molto più importante e va molto più lontano di una presenza passiva: già nel capitolo della storia avevamo sottolineato che i libri si distruggono o si perdono nel corso degli anni, mentre le monete sopravvivono all'usura del tempo. Esse ci danno, se vengono studiate attentamente, elementi preziosi per una migliore conoscenza della Storia. Nella prima parte di questo capitolo esamineremo qualche particolarità delle monete della Numidia (Paese d'origine di Juba II°); poi descriveremo in dettaglio le principali caratteristiche delle monete coniate sotto il suo regno.

Le teste dei Re
Per uno studio comparativo della fisionomia dei ritratti dei re di Numidia, che sono poi gli antenati di Juba II°, Müller conclude che questi Re discendono dalla razza bionda. Inoltre il fatto che "Mas" sia il prefisso dal quale iniziano molti nomi di Principi (p.es. Massinissa) e di capi numidi, nomi che anche gli uomini biondi presenti sui monumenti libici hanno, porta alla stessa conclusione. Infine tutti coloro che hanno soggiornato a lungo in Algeria ed in Marocco sono d'accordo sul fatto che i Cabili biondi mostrano una notevole rassomiglianza con gli abitanti dei paesi settentrionali dell'Europa. Al contrario mostrano, nei tratti individuali, un notevole contrasto con la tipologia numidica e semitica.



L' impronta delle monete
Due sistemi monetari ebbero corso in Numidia ed in Mauretania durante il periodo che inizia con Massinissa (204 a.C.) fino alla fine del regno di Tolomeo (40 d.C): in primo luogo, il sistema fenicio per i primi regni e successivamente il sistema romano che fu introdotto in modo permanente a partire dal regno di Juba I°. Il sistema fenicio era formato da 5 specie di monete d'argento, il cui peso variava da 1.6 a 14.6 g; quello romano comprendeva solamente 3 specie di peso compreso tra 0.7 e 4.2 g.
La monetazione dei primi Re numidi e mauritani era costituita soprattutto da monete di bronzo. Siccome il valore accordato a queste monete non era in rapporto al prezzo del metallo, esse avevano una grande irregolarità di peso. Le differenti specie venivano distinte dunque non per il loro peso, bensì per il loro modulo e per il loro tipo. D'altra parte le monete d'argento non apparvero che abbastanza dopo: sia all'epoca di Giugurta (118-106 a.C.) che di Hiempsal (106-60 a.C.). La monetazione d'oro fu eccezionale: sono noti solamente 2 monete numidiche, del peso di 7.5 g, coniate secondo il sistema fenicio. Queste monete sono state attribuite da Jean Mazard al Re Hiempsal, sulla base del loro stile e della loro tipologia.

Due sole monete d'oro (#297, #298) sono state classificate da Mazard come appartenenti a Juba II°. Esse sono altrettanto rare che quelle di Hiempsal. Coniate con il sistema monetario romano, pur non essendo datate, ma essendoci al rovescio il nome di Cleopatra, vengono situate nei primi trenta anni di regno di Juba II°.
La #297 è anche elencata da Bréthes con il #281. Quest' unica moneta, trovata nel 1930 a Cherchell, in Algeria, fa parte della collezione della Banca di Stato del Marocco a Rabat, pesa 3.3 g ed ha un diametro di 15 mm. Mazard ha ipotizzato che essa sia stata coniata in occasione del matrimonio di Juba II°.
La #298, anch'essa unica, del peso di 6.60 g e del diametro di 19 mm si trova al Museo delle Antichità di Rabat. Al diritto c' è il busto diademato di Juba II°, al rovescio un serpente naja (Uraeus) al centro, con sovrastante il simbolo di Iside. Il ritratto appare idealizzato. Dai simboli sembra di capire si tratti della deificazione di Cleopatra.


Le miniere
È cosa ben nota che la produzione dei denari d'argento fu particolarmente abbondante sotto il regno di Juba II°. Ma da dove proveniva il metallo necessario per tale produzione? È interessante constatare come questo Re avesse relazioni con la Provincia Betica (odierna Andalusia) regione da dove proveniva con ogni probabilità il metallo a lui necessario per la monetazione.

La zecca
La principale zecca del regno era nella capitale Cesarea, ma è certo che le monete reali, che avevano il nome di Juba o di Cleopatra erano coniate anche in altre città del regno. La migliore prova a questo riguardo viene da un denaro di Juba II°, che mostra al rovescio, oltre alla testa barbuta di Baal (dio del sole), anche la legenda punica "MKM SMS" (MAKOM SEMES: città del sole). Infatti Boccho III°, che regnò sulle due Mauritanie dal 50 al 33 a.C., e la cui capitale era Siga (nell'Algeria attuale), faceva coniare le sue monete a Lixus-Semes (Müller # 12-14). Questa città era situata all'imboccatura del fiume Loukkos, sulla costa atlantica (vicino città: di Larache, nell'attuale Marocco). Non bisogna perciò sorprendersi che anche Juba II°, qualche anno più tardi abbia potuto far coniare un certo numero di monete con questa zecca.
La diversità osservata sulle monete, talvolta di un solo millesimo, sia in rapporto al carattere delle teste che dalla qualità dell'esecuzione, indicano con sufficiente certezza, che le località di coniazione furono differenti. La scoperta in Marocco, nel 1907, di un tesoro costituito da 4000 denari a Ksar (antica Banassa), in cui c'era una notevole quantità di denari di Juba II° in perfette condizioni, non può dare la certezza che la zecca sia originaria di questo luogo. Ma la provenienza del metallo, la grande diversità di esecuzione osservata su queste monete, assieme alla scoperta di questo tesoro, sembrano favorire la presenza di altre zecche sia a Volubilis, sia a Banassa oppure ad un'altra città per la coniazione di monete reali attribuibili a Juba II°.


moneta "reale" bronzea di Juba II°

Allo stesso modo, noi sappiamo che le monete di bronzo, destinate soprattutto ad una circolazione locale, furono coniate ben prima di Juba II°, ma anche sotto il suo regno nelle città di Sala, Tamusida, Lix, Zilis, Tingis e Rusadir e probabilmente altre ancora. Ma queste "monete di città" non devono essere confuse con le monete reali dello stesso metallo con il nome di Juba o di Cleopatra.
Possiamo concludere questo capitolo con le stesse considerazioni di Mazard affermando che la produzione dei denari s'intensificò durante il regno di Juba II°, con lo sviluppo degli scambi commerciali marittimi e terrestri.

Le date
Che cosa ci rivelano le date? Se si pensa che Juba II° regnò per 48 anni, cioè dal 25 a.C. al 23 d.C., si può osservare che le date che figurano su alcune monete sono limitate all'ultima parte del suo regno dal XXXI° anno al IIL°, senza mai apparire quelle dal XXXVII° al XL°.
Per quanto riguarda le monete non datate, non è possibile determinare in maniera esatta il periodo del regno di Juba II° oppure dove furono emesse. Nè la fabbrica, nè il peso, nè la tipologia ci offrono indici sicuri a tale riguardo. È tuttavia assai verosimile che le monete senza data siano in generale anteriori a quelle che sono datate e che esse appartengano per la maggior parte ai primi trenta anni di regno di Juba II°, come avviene per tutte le monete coniate a nome di Juba II° e di Cleopatra (deceduta nel 5 d.C.).

Le legende
Le monete chiamate reali hanno tutte il nome di Juba e/o quello di Cleopatra con l'aggiunta dei loro titoli di re o di regina. Tranne un'eccezione, il nome ed il titolo di Juba sono scritti in latino, quelli di Cleopatra sono sempre scritti in lingua greca. L'anno del regno, quando è scritto, è più spesso indicato con delle cifre romane precedute da una R (REGE). L'impronta sulle monete è facilmente spiegata dalle relazioni con le colonie romane, col commercio con l' Italia e la Spagna e con la dipendenza che Juba II° aveva aveva nei riguardi di Ottaviano Augusto. È tuttavia molto strano che si trovi un così grande numero di monete con iscrizioni greche. Non bisogna dimenticare però che la lingua greca era in quel periodo molto parlata nel mondo cosiddetto civilizzato e sarebbe stato anche usato a corte in Mauritania. Per di più era la lingua materna di Cleopatra, e senza dubbio era quella che lei usava abitualmente, come appare dal fatto che il suo nome è sempre scritto in greco sulle monete. Secondo Plutarco, anche Juba II° scrisse in greco la storia romana ed altre opere.
Già nel capitolo della Storia, noi abbiamo fatto presente che Tolomeo regnò assieme al padre dal 21 al 23 d.C., prima di succedergli. Risulta interessante sottolineare il fatto che certe monete di Juba II° ci mostrano Tolomeo al rovescio, quand'egli era ancora Principe: lo attestano più che per i suoi tratti, la data XXXI° coniata sulla moneta mostrata da Bréthes #319. D'altra parte la moneta #105 di Müller ci presenta anch'essa la testa imberbe di Tolomeo.
Coniata senza dubbio più tardi, un bel denaro di Juba II° non datato (Mazard # 379) mostra al rovescio la seguente iscrizione "REX PTOLOMAEUS REGIS IVBAE F." (FILIUS), mentre un altro denaro di Juba II° datato XXXXVIII°, mostra al rovescio il busto di Tolomeo.

La tipologia Secondo la tradizione numidica, Juba II° discendeva da Ercole, ed il bastone che appare dietro la sua spalla (#44-45, 51-54, Müller) ne è la dimostrazione.

Il busto coperto da una pelle di leone rappresenta il figlio di Ercole, Juba, primo Re della dinastia numida, alla quale Juba II° apparteneva per nascita.

Al rovescio delle medaglie, possiamo osservare le tipologie nazionali che rappresentano le monete dei Re precedenti, a partire dalla testa di Africa (qui da considerare come la personificazione della Mauretania) per continuare con l'elefante ed il leone.

La cornucopia e lo scettro fanno allusione alla ricchezza ed alla potenza reale.

Il tridente unito alla cornucopia o ad un delfino che tiene nella sua bocca una corona, fanno riferimento ai viaggi esplorativi che Juba II° intraprese nell'Oceano Atlantico ed a Cesarea, porto marino di notevole importanza.

Altri tipi fanno riferimento al culto delle divinità puniche. Le armi di Ercole (#31-40, Müller) si riferiscono a Melkart, il dio più venerato in Africa e da cui Juba II° pretendeva di discendere. L'astro del sole e della luna, posti l'uno sotto l'altro, sono i simboli di Baal e di Astarte che, con Melkart, sono gli dei fenici più venerati.

La coppa in una corona d' edera si riferisce a Bacco, dio del vino. Anche il toro può venir considerato come il simbolo di questo dio. Sulle monete coniate da Boccho III°, Re di Mauritania, egli tiene un piccolo toro per le corna.

Altre tipologie ancora rimandano all'Egitto e portano testimonianza delle divinità egiziane, in particolare quella di Iside, culto senz'altro dovuto alla predilezione di Cleopatra per la religione della sua patria. Iside, come si sa, era la dea della luna e della terra, e si dice avesse insegnato agli uomini la coltura del grano. L'uccello Ibis era consacrato a Thot e rappresentava il simbolo di questo dio. Il coccodrillo e l'ippopotamo erano i simboli del Nilo e dell' Egitto in generale.

Menzioniamo pure le tipologie che attestano gli omaggi resi ad Augusto da Juba II° o che sono relativi alla sua deificazione:
- Testa di dea turrita con l'iscrizione di Cesarea.
- Il tempio ornato con un'aquila nel frontespizio e l'altare tra due alberi.
- L'aquila con la folgore.
- Il capricorno, oroscopo di Augusto.


CLASSIFICAZIONE DELLE MONETE DI JUBA II

Cliccando sulle monete si aprirà la loro scheda tecnica. Chiudere la scheda prima di aprire la successiva.
IN NOME DI CLEOPATRA :

ALLUSIVO ALLA POTENZA REALE :

CONSACRATO AD AUGUSTO IMPERATORE :

TIPOLOGIA AFRICANA :


Infine la Vittoria su una testa di elefante ed un elefante che tiene una corona con la sua proboscide che apparvero sui denari del XXXI°, XXXII° e XLIII° anno di regno, come pure sul bronzo del XLVI°, che sottolineavano le vittorie riportate dall'armata romana e dalle truppe mauritane contro le popolazioni africane dei Mauri che si ribellarono sotto il regno di Juba II°.

A tutta questa serie di tipologia romana va aggiunta, nel XXXI° anno di regno, la sedia curule (sella curulis), simbolo del potere giudiziario supremo (#70, Müller). Uno scettro d'avorio ed una corona d'oro furono i regali che il Senato romano aveva l'abitudine di mandare ai Re stranieri, amici o alleati di Roma, come insegna di regalità o come ornamento di trionfo.

Va infine citato un ulteriore denaro d'argento del peso di 2.48 g, coniato il 23 d.C., durante il regno congiunto fra Juba II° e suo figlio Tolomeo, rappresentante i nomi e le teste dei due regnanti (#109, Müller).

Conclusioni
Tenendo conto che una foto vale mille parole, le monete che sono mostrate in queste pagine, vi hanno permesso di ripercorrere il corso della Storia con le tradizioni, le credenze, le influenze, le avventure e le vittorie vissute durante il regno di Juba II°.






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