L'ANTONINIANO D'ARGENTO DI GALLIENO IMPERATORE ROMANO








La moneta, nel senso che noi le attribuiamo, nasce dalla necessita' della rapida circolazione e della liquidita' della ricchezza, nonche' del suo anonimato, assieme agli altri principi di convivenza sociale propri del pensiero filosofico greco.
Tecnicamente la moneta nasce quando, su un pezzo di metallo pregiato, atto a servire da mezzo di scambio e misura di valori, l'autorita' politica appone il suo sigillo per garantirne peso e titolo.
Nel tempo, la creazione della moneta si pone verso il settimo secolo a.C.. Nel quinto secolo e' diffusissima, e la civilta' di quell'epoca non sarebbe immaginabile senza di essa. Ogni citta', ogni sovrano curano emissioni che, oltre a servire per il commercio, siano utili a fini propagandistici e per eternare, in tanti piccoli pezzi di metallo, la memoria del proprio nome.
La coniazione viene affidata ai migliori maestri dell'arte non solo per avere monete che non possano venir falsificate, ma anche e soprattutto per fare cosa bella e buona, memoria nei secoli e nei millenni del grado di civilta' raggiunto.
La civilta', come noi la conosciamo, coincide appunto con la storia delle monete. Vi e' un'impressionante concordanza tra gli alti e bassi del convivere tra uomini e la qualita', migliore o deteriore, delle monete usate quotidianamente. I periodi piu' oscuri del medioevo sono caratterizzati da monetine misere di peso e brutte di forma; l'opulenza dei principi rinascimentali e, prima ancora, degli stati greci e romani, e' validamente testimoniata dalle bellezza dei conî.
Gia' presso gli antichi Greci le classi aristocratiche e colte, come testimonia Pausania, dimostrarono curiosita' e interesse per le monete antiche, sia per il loro valore di documenti storici che per quello economico. A Roma si ha notizia di collezioni di monete gia' in periodo repubblicano, e furono collezionisti Pompeo, Giulio Cesare, Sallustio, Verre, Augusto.
Gli Umanisti, con la riscoperta dell'antichita' classica, fecero prevalere l'interesse storico; collezionarono e studiarono le monete romane Oliviero Forzetta di Treviso, e Francesco Petrarca. Questi, incontrando a Mantova, nel dicembre 1354, l'imperatore Carlo IV, gli fece dono della sua collezione di monete imperiali romane, e prese spunto dai ritratti dei Cesari per esortarlo a nobili azioni.
Nel secolo successivo, con il formarsi delle prime grandi collezioni dei principi - famose quelle di Lionello d'Este, di Cosimo de' Medici, di Alfonso d'Aragona, di Mattia Corvino - e con la pubblicazione di opere iconografiche, rese possibili dall'avvento dell'arte della stampa, ebbe inizio la ricerca scientifica, e nacque la numismatica, intesa come scienza.
L'Impero Romano sviluppo' la sua politica monetaria con vigore e lungimiranza, arrivando a soppiantare tutti gli altri sistemi monetari del mondo allora conosciuto. Il denario romano prima, l'antoniniano poi, rappresentarono cio' che oggi e' il dollaro per l'economia mondiale degli scambi internazionali, almeno per i primi due secoli e mezzo della nostra era. Non secondaria fu l'azione di propaganda politica, legata alle monete ed incentrata sul culto della personalita' dell'Imperatore, delle sue gesta e del suo credo religioso. Fu Giulio Cesare a far coniare a Roma le prime monete con la sua effige, ed il suo esempio fu subito seguito da Pompeo e dai suoi figli, da Bruto e dai Triumviri.
Fu Marco Aurelio Antonino Caracalla, nel 215 d.C., ad emettere la moneta d'argento che da lui prese il nome.
L'antoniniano ebbe in origine un peso di poco superiore ai cinque grammi (5,12 gr) e, contenendo metallo pregiato in quantita' appena maggiore di quella contenuta nel denario (la moneta d'argento allora corrente), aveva un valore nominale doppio.
Salvo un breve intervallo, sotto Eliogabalo, l'antoniniano venne coniato fino al tempo di Diocleziano.
Con Gallieno, imperatore romano dal 253 al 260 d.C. assieme al padre Valeriano, poi da solo dal 260 fino alla morte sotto le mura di Milano nel 268, si chiude un'epoca: quella basata sulla solidita' dell'Impero Romano.
In seguito, difficolta' di ogni sorta resero sempre piu' difficili i traffici internazionali, e si prepararono le condizioni per la grande recessione medioevale.
La politica di Gallieno fu diretta, da una parte, a difendere i confini europei contro i barbari, dall'altra a difendere il suo trono contro gli usurpatori che continuamente vi attentavano: Ingenuo, Regaliano, Macriano padre e figlio, Valente, Emiliano, per non nominarne che alcuni.
A tale scopo l'Imperatore potenzio' l'esercito, strinse onerosi patti con i capi delle tribu' circonvicine, e varo' una fondamentale riforma dell'organizzazione dello Stato, escludendo i Senatori da tutti i posti di comando.
L'antoniniano di Gallieno rappresenta l'estremo simbolo della potenza economica e commerciale dell'Alto Impero, e l'ultimo testimone della estesa rete del suo commercio internazionale, che copriva, dall'Asia centrale all'Africa occidentale, tutto il bacino del Mediterraneo.


L'imperatore Gallieno (Antoniniano)







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1998, March 15